

A Torino, 50.000 lavoratori protestano contro l'uscita della
Stampa, le
cui
copievengono arse, il 19 luglio, in tanti roghi.
Nell'agosto, mentre la fusione prospettata incontra le prime difficoltà nel Con-
siglio nazionale del PSIUP, la DC, i liberali e i monarchici si dichiarano contrari a
rapide elezioni politiche. Proseguendo nella dilazione, il primo congressodei CLN
finisce per richiedere, il 31 agosto, la convocazione della Costituente.
Nel settembre, la Camera del lavoro di Milano non riesce a dominare le «mani-
festazioni inconsulte», e senza più ritegno incita «formalmente i compagni delle
Commissioni interne a voler denunciare senza riguardo i promotori» delle agitazio-
ni, i quali «devono essere considerati alla stregua di provocatori e come tali dura-
mente colpiti» (19). Viene pubblicato il 28 settembre il testo del documento sullo
sbloccodei licenziamenti, previsto per il 15 ottobre, e si dà prova da parte del PCI
dell'impegno di adattate le masse ai bisogni della produzione:
Ogginonsi tratta di licenziamenti:nessunoperaioche lavori nellapropriacategoria
secondola suaprofessioned'originepuòvenire licenziato. Si tratta solodi rimandare alle
lorocategorie di provenienzadei lavoratori muratori, imbianchini, tappezzieri,manovali,
contadini,ecc., affinchénei loro rispettivi campidi lavoropossanocontribuirepiùefficace-
menteall'opera di ricostruzionedelpaese (20).
Mentre la produzione di guerra aveva fuso in un solo blocco, per le proprie
necessità, i lavoratori della campagna e della città, superando il rispetto delle quali-
ficheedelle attitudini, ora i sindacalisti suddividevano di nuovo la classe lavoratrice
per categorie di provenienza, comese fosse stato possibile, per l'operaio collettivo,
tornare all'indietro ordinatamente, nell'apprendistato di pace. Per molti rinviati nei
«rispettivi campi di lavoro» significava farvi la fame.
Ail periodo in cui alla OM di Milano, e in molte altre industrie, lemaestranze
riduconoa 40 ore la settimana lavorativa «per daremodo ai reduci di avere lavoro».
Si cercano posti di lavoro comprimendo il livello d'occupazione esistente, anzichè
colpendo il profitto accumulato negli anni di guerra. Ne derivano, pure, dei conflitti,
tra lavoratori occupati, reduci e disoccupati, di cui vantaggia lo schieramento di
destra.
Chi aveva sostenuto lo stakanovismo, non poteva non giocare il ruolo di ele-
mento ideologicamente e praticamente trainante per la produzione capitalista.
Mentre per le destre la politica di unità nazionale non è più necessaria, e nel
novembre i liberali pongono un ultimatum a Parri, presentando le dimissioni dal
Governo del CLN.
Si avviano nuove agitazioni nel Paese, che non rendono possibile la prevista
applicazione dello sblocco dei licenziamenti già accettata dal PCI. Dopo unmesedi
crisi, Alcide De Gasperi assume l'incarico di Presidente del nuovo Governo, nel
quale il PCI conserva gli stessi uomini e incarichi che nel precedente.
L'anno 1946 si apre con il V Congressodel PCI, i cui lavori hanno inizio il 29
dicembre 1945 per terminare il 6 gennaio. Al congresso, vera epropria assisecomu-
nista di massa convocata dopo il fascismoedopo la guerra, partecipano, secondo le
relazioni della stampa del tempo, 1.626 delegati che rappresentano complessiva-
mente 1.708.267 iscritti di cui 1.061.549 uomini, 279.258 donne, 367.460 giovani.
Dei 1.626 delegati 1.344 sono uomini, 282 donne. 430 di essi sono di età fino ai 25
anni. 737 sono di cultura inferiore, 468 media, 421 superiore. La condizione sociale
ècosì suddivisa: 610 operai, 98 contadini, 302 impiegati, 436 intellettuali, 182 tra
artigiani, commercianti, casalinghe, ecc.
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