

ben diversa va invece accordata al problema del buon nome dell'Italia. Non certa-
mente perchè ci si voglia preoccupare del prestigio del paese; ma per la ragione assai
più tangibile che i condizionamenti internazionali esistono, che la posizione subordi-
nata dell'industria italiana è incontestabile, che lo sviluppo settoriale e tecnologico
delle nostre produzioni dipende, lo si voglia ammettere o no, dalla buona grana del-
l'industria internazionale, e dallo spazio che essa si compiacerà di lasciarci nelle
tecnologie, nelle produzioni e nei mercati. Ma, ancora una volta, quello che conta è
l'interpretazione di questa circostanza. Agl i occhi di alcuni, l'idea di un condiziona-
mento internazionale sembra inaccettabile per ragioni di principio. Tal i ragioni,
dette un po' sinteticamente, potrebbero essere le seguenti: l'idea del condiziona-
mento esterno va respinta, perchè questo in fondo è l'argomento del padronato, e
tutti gli argomenti del padronato mettono in sospetto; oppure: l'idea del condiziona-
mento esterno è erronea perchè si basa sull'ipotesi, inaccettabile, che il mondo capi-
talistico sia dominato da rivalità nazionalistiche. Queste argomentazioni non sono
disprezzabili; non è detto che esse portino a rifiutare l'idea che l'economia italiana è
seriamente condizionata dall'esterno. A mio avviso, questo argomento, ancorchè
sfruttato dal padronato, non è un
bluff;
anzi, esso è l'unico argomento che può ren-
dere in parte fondate le lamentele del padronato contro l'insostenibilità della situa-
zione. D'altro canto, esso non implica affatto l'idea che il mondo capitalistico vada
interpretato in chiave di rivalità nazionalistiche e non come dominato dalla lotta di
classe; esso richiama più semplicemente l'attenzione sul fatto che la classe lavo-
ratrice italiana deve fare i cont i con un padronato che non s i trova soltanto
all'interno ma anche all'estero. Questa circostanza non va dimenticata; perchè essa
non pone, come potrebbe sembrare, un limite invalicabile all'azione rivendicativa,
ma segnala, come vedremo più oltre, nuovi e più precisi obiettivi del movimento dei
lavoratori.
La posizione della classe operaia
Finora abbiamo fissato alcuni punti: che il padronato italiano è impegnato in
una azione di indebolimento della classe operaia, azione che trae spunto dalla crisi
internazionale, ma non ne è conseguenza diretta; che questa azione è basata su
un'operazione di divisione della classe lavoratrice; che in tale operazione di divisio-
ne, diversi gruppi del padronato si muovono lungo linee diverse, il che inserisce con-
flitti secondari sul tronco del conflitto prevalente tra padronato e classe operaia; che
tali conflitti secondari hanno fatto perdere coesione alla classe dominante, dando
l'impressione che essa abbia smarrito i l controllo della situazione. Tut to questo
potrebbe condurre a ritenere che il padronato italiano, rotto da conflitti interni, si
trovi in una posizione di debolezza, di fronte all'incalzare delle lotte operaie. Questa
conclusione non sarebbe forse del tutto appropriata. É certamente vero che l'orga-
nizzazione della classe lavoratrice ha fatto considerevoli passi in avanti nel periodo
lungo e che la situazione di oggi è ben diversa da quella di venti anni fa; ma, a parte
questa tendenza di lungo periodo al rafforzamento, non si può escludere che la
classe lavoratrice si trovi oggi in un momento di indebolimento.
Quelli che vanno discussi sono piuttosto i caratteri ed i contenuti di questo
indebolimento. Sul piano delle condizioni di vita materiali, è probabile che non si
debbano registrare particolari arretramenti. Anche in una situazione di crisi come
quella che stiamo attraversando, i lavoratori dell'industria hanno ottenuto i l
sostegno immediato della cassa integrazione in una misura dapprima sconosciuta,
ed hanno ancora ottenuto alcune vittorie sensibili (quali la revisione e unificazione
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