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Francesco Ciafaloni

IL TEMPO DEI SACRIFICI

Un convegno organizzato da un gruppo di docenti dell'università di Modena il

9e 10 maggio scorsi ha riproposto all'attenzione e al dibattito del movimento ope-

raio italiano il Piano del lavoro. Relatori Paolo Santi, Guido Fabiani, Nando Vianel-

lo, Andrea Ginzburg. Presenti e intervenuti, tra gli altri, Vittorio Foa, in veste di

ospite, come docente della facoltà organizzatrice, Luciano Lama, segretario della

CGIL, Bruno Trentin, segretario della FLM, Giorgio Napolitano della segreteria del

PCI, Tom Di Paolantonio, segretario della Camera del Lavoro di Teramo all'epoca

del piano, Aris Accornero, membro della Commissione Interna Fiat negli anni duri,

ora direttore di «Rassegna Sindacale», Michele Salvati, professore a Modena,

Pasquale Saraceno, dirigente e consulente fin dagli anni trenta dell'industria di stato

ed uno dei protagonisti della pianificazione (quella di Vanoni, non quella di Di Vitto-

rio). Del convegno hanno parlato, sino a ora, due articoli di cronaca e uno di Paolo

Santi sul l 'Unità», uno di D'Agostini su «Rinascita» della settimana successiva,

due articoli di C avazzuti e Vianello sul «Manifesto» (28 maggio). C'è stato un inter-

vento critico a proposito dell'articolo di Vianello di Gallerano e Flores e una risposta

polemica di Vittorio Foa, sempre sul «Manifesto».

L'importanza della discussione è evidente dall'elenco dei partecipanti tra i

quali figurano, come si vede, alcuni dei protagonisti della politica italiana dei primi

anni cinquanta e numerosi dirigenti di grande responsabilità del movimento operaio

di oggi. È altrettanto evidente che non è possibile parlare di puro e semplice con-

vegno di studi. Una ricostruzione storica meglio si affiderebbe ad un lavorio di ricer-

ca; nè il problema sembra di importanza storiografica tale da meritare un convegno:

nemancano le premesse, cioè la ricchezza dei contributi. Si è trattato quindi di un

convegno politico e, almeno da parte dei proponenti, in particolare di alcuni dei rela-

tori, di una riproposta politica sia pure mediata attraverso la presentazione di Foa.

Forse non tanto di una riproposta al movimento operaio nel suo complesso. In

questo caso si potrebbe parlare di fallimento, sia per gli interventi, molto seri e det-

tagliati, ma certo non di riproposta, di alcuni dei personaggi chiave presenti (per

esempio Lama e Napolitano), sia per la scarsa eco di stampa. Piuttosto, di una ripro-

posta alle generazioni nate alla politica con il '68, prevalentemente interna: un modo

per costringere gli «spontaneisti» a discutere degli aspetti propositivi, costruttivi del

sindacalismo italiano attraverso l'analisi dell'atto più emblematico e criticato degli

anni precedenti la svolta del '55, ripudiato a lungo, più volte, dal '54 in poi dallo

stesso Vittorio Foa, allora uno dei presentatori del piano, oggi certo il più autorevole

dei proponenti.

Mi propongo, da un lato, di entrare nel merito dell'impostazione del convegno e

almeno di alcune delle relazioni: di recensire il convegno, cioè. Dall'altro, di esporre

qualche considerazione su quelli che secondome sono i nodi economici e politici del

problema.

Le relazioni sono state sulla storia politica del piano (Paolo Santi); sui

problemi dell'agricoltura all'epoca del Piano e nel piano (Fabiani); sulla storia eco-

nomica del piano (Vianello); sulla storia delle idee del piano (Ginzburg).

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