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l'autorevolezza di chi fa la legge— l'Irigaray riconosce il segno di un imbarazzo sul quale

esercita quella non perduta capacità di fare il verso. E (ri)scrive così la prima sua/di Freud

lezione su «La femminilità» che costituisce la prima parte del libro— la cui costruzione è

complessae solo convenzionalmente si può dire che tratti un argomento (la sessualità delle

donne) poiché il cosiddetto argomento è anche un'esperienza, un punto di vista, la scrittura

stessae il non detto. I tentativi di presentarne il contenuto—compresi quelli fatti dall'autrice

stessa in conferenze ed articoli—nella misura in cui del tema fanno un oggetto di discorso,

finiscono allato, non potendo utilizzare le risorse della scrittura originale e trasgressiva di

Speculum.

La diversità di un corpo di donna, della sua sessualità non è soltanto misco-

nosciuta dai molti discorsi di cui èoggetto,maanchenonvistaocancellata dallastessa strut-

tura simbolica su cui si regge il sistema di segni e concetti con cui comunichiamo. Se non

altro perché di una cosa si parla facendola oggettoedesponendola. Quella diversità oggi, in

questa società e in questa cultura, non può dirsi che per approssimazione e l'approssima-

zione si sostiene, per intero, suuna pratica politica—il movimento delle donne—in cui alla

diversità dell'essere donna viene data la possibilità di esprimersi e di realizzarsi.

L'autrice afferma che la sessualità femminile èsempre stata pensata a partire da para-

metri maschili. (Per questa (<ricostruzione» ho liberamente utilizzato un articolo della Iriga-

ray. Resta in ogni caso una ricostruzione del tutto parziale, anche riguardo i contenuti). Ad

esempio l'opposizione inventata da Freud—ultima e più esplicita di un'antica famiglia di

opposizioni: materia/forma, soggetto/oggetto... — tra attività virile clitoridea e passività

femminile vaginale, è in fondo ancora una volta richiesta dalla pratica della sessualità

maschile: al maschio cui l'angoscia di castrazione vieta di continuare la piacevolemasturba-

zione infantile, serveunnuovo strumento di erotismoedèaquestopuntoche la bambina per-

derebbe il piacere del toccarsi per prepararsi ad offrirgli il ricettacolo vagina. Singolare coin-

cidenza.

Niente viene detto, nella concezione freudiana, del piacere femminile. La donna viene

rappresentata comemancante, difettosa e invidiosa del pene, l'unicosessodi valore. Donde,

secondo Freud, la sua brama di appropriarsene, con l'amore sempre un po' servile per il

padre-marito, con il desiderio di maternità (fare un figlio-pene) o con le aspirazioni intellet-

tuali. Insomma il desiderio della donnaconsisterebbe nella ricerca di unequivalentedelsesso

maschile.

Tutto questo appare alquanto estraneo al suogodere—amenodi pensareche la donna

sia interamente presa dentro l'economia fallica dominante, il che sembra pocb probabile,

vistoche gli uomini stessi, che da tale economiasono privilegiati, ci stanno dentro con disa-

giocrescente. L'autoerotismo della donna, una componente ineliminabile del godere, èmolto

diverso da quello dell'uomo. L'uomo per toccarsi habisognodi uno strumento: la suamano,

la vagina della donna, il linguaggio, la tecnica... E per ottenere piacere ci vuole attività. La

donna, invece, si tocca per sèstessa e in sèstessa, senza ricorso a mediazioni e senza che si

debba aver già distinto attività da passività. E non c'è modo di far intervenire dei divieti

poiché il suosessoè fatto di due labbra chesi ritoccano continuamente. L'autoerotismo fem-

minile viene piuttosto minacciato dalla violenza del coito, violenza anche fisica spesso,

sempre a livello simbolico per il significato di cui tutta la nostra cultura investe il fallo. La

donnasi trova così nella impossibile scelta tra una verginità difesa selvaticamente, ermetica-

mente, edun corpo aperto alla penetrazione, chenonconosce più, essendo ridotto a «buco»,

il piacere di ritoccarsi.

Una sessualità che ha una esasperata attenzione per la potenza virile e che mette in

gioco fantasmi di violenza sado-masochistici, comandati dal rapporto mai risolto tra madre

efiglio (desiderio di forzare, conoscere il mistero di un ventre, di un'origine), risulta sviante

edestranea per il femminile. La donnaneviene ridotta asupportodi fantasmi maschili. Nella

famiglia si riproduce la madre e il figlio, mai la donna. Questa può trovarci del piacere, a

voltece lo trova. Ma è il piacere di una prostituzionemasochistica che lametteeconferma in

unostato di profonda dipendenza dall'uomo (dal potere).

. D e i suoi desideri lei nondice niente, forsenonnesapiùniente. Il suodesiderionon parla

lastessa lingua dell'uomo edè stato sepolto dalla logica chedomina nella civiltà occidentale

(comesia stata operata questa copertura vienemostrato in

Speculum

conuna serie di analisi

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