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te. O meglio: attraversa la dimensione illustrata da Laing senza esaurirsi in essa ma anche

senza superarla. Comunque a chi teme la metafisica troppo più di quanto sia ormai storica-

mente lecito, credo che l'esito del libretto di Laing sia spiegabile con le straordinarie e molto

concrete conclusioni di una sua conferenza recente: «posso dire di essere arrivato a respirare

più liberamente di quanto lo abbia mai fatto prima e questa è... io almeno la considero, la

cosa più importante che io abbia fatto in vita mia, semai ho fatto qualcosa, ed è anche la mia

più grande fortuna, quella di respirare liberamente. E se posso aiutare qualcuno a respirare

più liberamente, allora sarò molto felice»

(Considerazioni sulla psichiatria,

in

Crimini di

pace,

a cura di F. Basaglia e F. Basaglia Ongaro, Einaudi 1975, p. 363).

Da cosa deriva dunque il potere di attrazione di questo libretto? Forse dalla sua inaffer-

rabilità culturale, dalla sua allusività, dal fatto che non possiamo impadronircene col gesto di

chi arricchisca il proprio patrimonio (o collezione) di conoscenze. Con discrezione e fer-

mezza siamo chiamati in causa. Non possiamo limitarci a leggere e passare oltre. Dobbiamo

in qualche modo attraversare il testo compiendo sulla nostra mente il lavoro necessario a

capire: a portarci al di là e al di sopra dei livelli immediati e meccanici di lettura. L'ovvietà e

l'iterazione martellante degli enunciati spingono infatti ad un'alternativa: a compiere questo

salto di livello o a chiudere il libro. Siamo perfino chiamati ad uscire dalla nostra pelle. E nel

momento stesso in cui paradigma dopo paradigma ci vengono puntigliosamente ricordate le

difficoltà estreme che un'impresa del genere comporta.

Viene in mente che se mai si dovesse tornare a chiedere alla letteratura di rinnovarsi si

dovrebbe forse cominciare col chiederle di frequentare zone come questa occupata dai

Nodi

di Laing. Zone in cui si esercita il potere della chiarificazione distruttiva. Il fatto che queste

poesie non siano poesie deriva probabilmente dalla constatazione preliminare dell'avvenuto

eirreversibile prosciugamento dell'esperienza individuale. Sulla persistenza di uno spessore di

questa esperienza conta in genere la stragrande maggioranza di quello che in occidente chia-

miamo letteratura. Alcuni recenti sostenitori di scritture diaristico-autobiografiche «non

professionali» sembrano sottovalutare il fatto chese il vissuto ha un decisivo e potente valdre

politico diretto, la sua trascrizione in termini di esemplarità letteraria ma soprattutto il suo

conseguente inserimento nella sfera dei consumi culturali indotti e di élite tende a rivelarne

piuttosto il carattere di «cadavere squisito». Il libro di Enzensberger su Durruti dimostra la

inafferrabilità narrativa della vita proletaria. La storia singola si frammenta in un polverio di

storie raccontabili all'infinito e che perciò superano i limiti di ogni letteratura per

agire

al di

fuori di essa. Quello che resta davanti al lettore delusoèsempre un guscio vuoto che continua

ad aspettare di essere riempito.

Se lo studio e l'intervento sul funzionamento della coscienza (fisica, emozionale, men-

tale e sociale: direbbe Laing) non è irrilevante in vista di fini che vanno al di là della coscien-

za, allora questi

Nodi

«d'amore, di dipendenza, d'inquietudine» classificati «da un Linneo

dell'asservimento umano» possono avere qualche utilità. Leggibili anche come letteratura

possono indurre a leggere meno letterariamente la letteratura stessa.

Alfonso Berardinelli

L'ANTOLOGIA D I «OFFICINA»

«Una rivista elitaria e tutto sommato tradizionale»: questo il giudizio che dà oggi di

«Officina» uno dei suoi principali collaboratori, e verso la fine anche redattore, Angelo

Romanò. A fin troppo facile essere d'accordo con lui: rilette a distanza di vent'anni (l'occa-

sione, filologicamente impeccabile, ci viene dalla grossa antologia—cinquecento pagine,

dodicimila lire—curata per Einaudi da Gian Carlo Ferretti con un vasto corredo di indici,

dichiarazioni, notizie e documenti e con la preziosa premessa di un saggio dello stesso Fer-

retti su Cultura, letteratura e politica negli anni cinquanta) le pagine della rivista—uscita a