

l'accesa campagna liberistica filocapitalistica, ricalcante tutte le richieste delmondo
imprenditoriale al governo, che nei primissimi mesi del 1919 Mussolini inaugura sul
suoquotidiano, dove, poco dopo, egli stesso approverà pubblicamente il patto di
intesa stretto tra ceti agrari eceti industriali contro l'economia di guerra (cioè contro
ogni forma di ingerenza governativa nelle
private
faccende dei capitalisti), i mono-
poli di stato, e, naturalmente, il bolscevismo (58).
Insomma, per concludere, premessocheMussolini ha compiuto la suascelta di
fondo nell'ottobre del '14, egli nel corso del biennio rosso—per riprendere una effi-
cacesintesi di Aurelio Lepre (59)—«punta sulle forze capitalistiche che crede più
avanzate, sulla borghesia che definisce più intelligente». Ma, devesi aggiungere, è
proprio questa, assai spesso, la più aggressiva nei confronti del proletariato e la più
intransigente nella difesa delle proprie posizioni: unuoocome Dante Ferra, ministro
nel governo Nitti, presidente della Confederazione Generale dell'Industria, (che
Luigi Albertini definirà in una lettera a Giovanni Amendola del 24 giugno 1921 un
«pescecane autentico») (60), incarna per Mussolini la borghesia produttiva e avan-
zata. É lui «che ha saputo condurre gli industriali italiani sul binario della necessaria
modernità» (61). Una modernità che si esprime in Senato con dichiarazioni del Fer-
raris del seguente tenore: «La borghesia non ha ancora assolto tutto il suo compito.
Essacommetterebbe il più grave delitto verso la patria sequesto compito non assol-
vesse fino alla fine, se rinunziasse alla gestione sociale prima che il proletariato sia
pronto a ricevere la sua successione» (25 settembre 1920). Dove, sotto l'apparente
spregiudicatezza del tono, si rivela una fiera volontà di conservazione dell'ordine
dato tra le classi: un ordine nel quale la classe operaia deve
stare al suoposto,
in
cambio di generiche allusioni a lontani futuri di egemonia (concessa, non con-
quistata) e di un presente fatto di minima sicurezza economica, e di razionalizza-
zione sociale. Di questo ordineèpaladino nel '19-20—comenel '14-18—Mussolini,
ei suoi Fasci di combattimento. Ma la classe operaia èdura da «persuadere» e diffi-
cile da catturare. Perciò alla prima fase («di sinistra») nella quale prevale la politica
ela demagogia, subentrerà la seconda («di destra»), segnata da una tattica terro-
ristico-militare. La strategia del fascismo—nella misura in cui persegueun definito
obiettivo della borghesia—rimane la stessa. Ne vedremo, nel prosieguo di queste
note, gli sviluppi.
Angelo D'Orsi
(1) Per un repertorio completo della bibliografia suMussolini si frughi nella mole di note ornanti i piè
di pagina dei volumi sin qui editi dell'opera defeliciana, in particolare il primo: R. DE
FELICE,Mus-
solini il rivoluzionario (1883-1920) (d'ora in avanti: Mussolini I ) . Prefazione di D. Cantimori,
Einaudi, Torino 1965. Le opere più note su Mussolini sono: G. MEGARO,
Mussolini dal mito alla
realtà,
trad. it. Istituto editoriale italiano, Milano 1947 (che rimane a mio giudizio insuperata); G.
DORSO, Benito Mussolini alla conquista del potere, Avvertenza di C. Muscetta, Einaudi,
1949; P. MONELLI,
Mussolini piccolo borghese,
Garzanti, Milano 1950 (recentemente riedito).
Utile per i numerosi rinvii ai diversi scritti
in argumento è: Lafabbrica del Duce,
Vallecchi, Firenze
1973.
(2) Cfr. A. TAMARO,
Vent'anni di storia. 1922-1943,
2 voll., Tiber, Roma 1953-54 (precedentemente
lostesso a. aveva pubblicato un'opera sul '43-45:
ID., Due anni di storia,
Tosi, Roma 1948); G.
PINI, D. SUSMEL,
Mussolini. L'uomo
e
l'opera,
4 voll., La Fenice, Firenze 1951-53. Duilio Susmel
con il fratello Edoardo ha curato, per il medesimo editore,
l'Opera omnia di Benito Mussolini
(Fi-
renze, 1951-63).
(3) Cfr. R. DE FELICE,
Le interpretazioni del fascismo,
Laterza, Bari.
(4) ID., Mussolini il duce. Gli anni del consenso. 1929-1936, Einaudi, Torino 1974.
(5) ID.,
Le interpretazioni...
cit., p. 144.
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