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prestare a Mussolini e agli iniziatori del fascismo una coerenza e chiarezza ideologica che

non avevano nè negare che l'ex capo socialista ebbe nei primi due anni del dopoguerra fre-

quenti oscillazioni ma sottolineare l'opportunità di valutare la disponibilità ideologica del

fascismo (nei limiti in cui fu tale) e le oscillazioni di Mussolini per quello che furono

realmen-

te,

non per quello che apparvero agli sprovveduti, agli ingenui o a uomini dominati dall'anti-

socialismo: le armi cioè di cui un «regime reazionario di massa», quale poi divenne i l

fascismo, si serviva per attrarre a sè le masse di manovra di cui aveva bisogno per andare al

potere e, per ciò che riguarda la personalità di Mussolini, l'abile gioco di un avventuriero che,

grazie alla sua ambizione e sete di potere, fiutò il momento favorevole e seppe usare accorta-

mente il linguaggio «rivoluzionario», pieno di promesse e proposte radicali, diffuso tra i com-

battenti per compiere una colossale mistificazione (31).

D'altronde, anche quegli studiosi che, come Leo V aliani, accolgono la defini-

zione di «rivoluzionario» per il Mussolini 1914-20, lo fanno conun prudente benefi-

cio d'inventario e con una precisa limitazione: contemporaneamente alla soluzione

«rivoluzionaria» Mussolini negli avvii del movimento fascista «puntava, con intui-

zione sicura, eguagliata solo dal cinismochequel suomodo d'agire implicava, anche

sulla carta opposta» (32).

Sull'opposto versante è interessante riportare alla luce l'analisi per così dire

«dall'interno» di un esponente di quel dissidentismo fascista—questo sì, senza dub-

biopiccolo-borghese—chedopo il 1922, e talora già prima, sarà stroncato dal parti-

to, o si trarrà in disparte gabbato e disilluso. Mi riferisco nel caso a tale Lumbroso,

autore di un volume sulla «crisi del fascismo» (1925). Rievocando la sua passata

esperienza, egli ammette che il fascismo fu antidemocratico e reazionario sin dalle

sueorigini; «cosa importa che l'affrettato programma del Marzo 1919, ritoccato

appena l'anno successivo, paghi il suo contributo alla demagogia finanziaria e poli-

tica imperante [...],»(33).E non è forse appunto questo carattere reazionario e anti-

democratico, anzi controrivoluzionario e antisocialista, che emerge dall'attenta let-

tura del quotidiano di Mussolini tra l'autunno dell'armistizio e l'autunno della presa

del potere (34)? Per tacere di quella stampa localesucui mi è già capitato di attirare

l'attenzione dei lettori (35). Arroccata dietro il produttivismo dichiarato e il corpo-

rativismo

in nuce,

entrambi elementi ideologici-chiave del nazionalismo, la posi-

zionedel primo fascismo esprime già in tutta la loro nettezza i termini di un progetto

politico che, per quanto non completamente definito e copioso di contraddizioni e

oscurità, mira in primo luogo a distrarre il proletariato dalla lotta di classe, sottraen-

dolo all'egemonia del socialismo, per poterne impaniare le energie vitali disponen-

dole al servizio della «collettività». All'uopo sono utili—ocosì perlomeno ritengono

i traditori, gli sbandati e i mestieranti che si stringono attorno al duce—gli appelli

diretti e senza circonlocuzioni agli operai ad abbandonare il PSI e la COL; le esche

demagogiche buttate qua e là per saggiare il grado di penetrazione della massa; le

offerte di pacifica collaborazione rivolte di tanto in tanto, contraddittoriamente, al

sindacato purchè spezzi i suoi legami con il PSI; i mille emille tentativi di divisione

perpetrati a danno dell'unità degli oppressi dal capitalismo, unità che certamente

nonsi puòdarecome realizzata nel corsodel biennio l'Uso, macheaveva pur offerto

qualche prova di sè in più di un'occasione. Ora si punta innome della identità fonda-

mentale del mondo rurale a scindere i ' salariati agricoli dai mezzadri e piccoli

proprietari, subordinandoli agli agrari; ora è la volta della città, dove si cerca di aiz-

zare i ceti medi contro gli operai che sabotano la produzione, guadagnano anche

troppo, eper giunta nonhanno versato il loro sangueper la patria; oppuresi propon-

gono alleanze tra padronato e proletariato industriale in funzione di lotta contro

pescecanismo e parassitismo; o ancora, si cerca di operare divisioni in seno allo

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