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Angelo d'Orsi

IL PROF. DE FELICE, MUSSOLINI E IL FASCISMO

I. DAL SOCIALISMO AL FASCISMO

1. Biografia d i Mussolini e interpretazione del fenomeno fascista

Definirlo i l Plebe storiografico sarebbe certo ingiusto ed eccessivo (almeno

sino ad oggi), ma qualche analogia sussiste. Dedi to a studi filosofici, i l prof.

Armando Plebe,

marxista

colpito subitaneamente da folgorazione proveniente dalla

destra, ha speso il massimo del proprio vigore speculativo nella dimostrazione che

Marx non aveva capito (quasi) nulla; dedito a studi storici, il prof. Renzo De Felice,

marxista

indirizzatosi verso zone ideologicamente via via più moderate (il cammino

è in corso: difficile prevedere dove approderà), sta usando e abusando della sua

maturità produttiva per dimostrare che Mussolini aveva (quasi) sempre ragione.

Ecco: il prof. Plebe ed il prof. De Felice rimarranno per sempre accomunati (non fos-

s'altro) dal titanismo delle proprie, rispettive, imprese, la confutazione, nientemeno,

del fondatore del socialismo scientifico, e la riabilitazione, nientemeno, del fonda-

tore del fascismo.

Non è dato conoscere, almeno a chi scrive, il come ed il perché Renzo De Felice

sia diventato il biografo

ufficiale

di Mussolini. È un fatto, oggi, che il binomio De

Felice-Mussolini sia a un dipresso inscindibile: a udire la parola «duce» si corre con

la mente al prof. De Felice, mentre, d'altro canto, è ovvio che a sentir pronunciare il

nome del professore non si può astenersi dal pensare al duce. É noto, peraltro, che la

vita, pubblica e privata, dell'uomo di Predappio ha costituito, sin dalla vigilia della

sua ascesa al potere, un ghiottissimo boccone, sia pure in qualche caso indigesto, per

giornalisti all'arrembaggio, amanti abbandonate, impenitenti leccapiedi, amici a

caccia di fama riflessa, semplici studiosi (1). Appartenendo il Nostro all'ultima cate-

goria, e con i crismi della serietà accademica, le sue carte appaiono in regola per

svolgere compiutamente i l ruolo d i biografo dell'ingombrante personaggio, i n

maniera distaccata — sì che i l tempo lo permette —, scientifica — per la immane

quantità del materiale documentario portato alla luce—, obiettiva—, in ragione della

propria posizione ideologica di ((centralità»—: le qualità che precisamente la tradi-

zione assegna al biografo

serio.

Tal i qualità risultano infatti indispensabili allor-

quando si covi in animo un proposito assiomatico e non lo si voglia confessare. Nel

caso del Nostro, l'assioma è presto svelato: un ricupero alla storia patria del duce,

non più nell'oramai del tutto improponibile gloria fascista, ma nemmeno nel cosid-

detto odio antifascista.

Ora, non si può sostenere che i tentativi di totale o parziale riabilitazione del

duce e/o del fascismo, nel ventennio intercorso tra la fine di Mussolini e l'uscita del

primo volume della sua biografia firmato da De Felice, siano mancati. Tra i tanti si

possono ricordare la biografia di Giorgio Pini e Duilio Susmel e la storia di At t i l io

Tamaro (2). Ciò che in simili opere non andava era—è— il loro carattere di aperto

fìlofascismo, che, anche quando travestito di imparzialità (alludo in particolare al

lavoro di Tamaro), risultava talmente smaccato da riuscire insopportabile perfino a

coloro che, in buona fede, giudicano se stessi «imparziali» e «obiettivi». Infat t i

codesti libri, come i molti altri analoghi che dopo la caduta del regime videro la luce,

non hanno saputo riscuotere una qualche significativa fortuna al di fuori di pubblici

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