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di analisi caratteriali reciproche, di esame del «rapporto», di sottolineature della

legittimità delle proprie esigenze istintuali (nuova denominazione sotto la quale può

riemergere i l piccolo egoismo del ceto medio), e magari di accenni polemici alla

problematica edipica del partner con la sua mamma. Chi ha una maggiore infarina-

tura socio-politica aggiunge al le spiegazioni psicologiche delle annotazioni sul

proprio ruolo di classe, sulla condizione femminile ecc. Tramite la nebbia della ideo-

logicizzazione si cerca di coprire o giustificare quelle che sono spesso rotture pro-

fonde ed incolmabili, collegate a trasformazioni strutturali di base.

C'è poi l'influenza sul rapporto genitori-figli. Improvvisamente i genitori sono

diventati tut t i anti-autoritari e permissivi e, addirittura, cercano i l «dialogo».

Sarebbe una cosa eccezionale e progressista, ma questo fenomeno rivela carenze di

base che ne minano l'effettiva portata. É evidente che questa permissività non è che

l'altra faccia della debolezza parentale, che sempre di meno ha i mezzi per control-

lare bambini e ragazzi. Si giustifica nel nome di teorizzazioni all'incirca psicoanali-

tiche il fatto che la libertà bambini e ragazzi se la stanno già prendendo, consenzienti

o no i genitori. La rappresaglia postuma di questi ultimi però continua a mietere le

sue vittime poiché si sostituisce i l castigo programmato dei vecchi tempi con le

sberle estemporanee date per i l «nervoso». D'al tra parte, progressisti o no, sap-

piamo che esistono varie forme di autoritarismo nascosto e che nella famiglia tro-

vano un particolare terreno fecondo. Anche nella scuola l'ideologia psicoanalitica o

psicologicistica ha fatto il suo ingresso ed insegnanti, educatori e genitori non fanno

che occuparsi del la «personalità» degl i scolari. G l i insegnanti, questa classe

frustrata socialmente che in passato si riequilibrava sadicamente, ha scoperto la psi-

cologia. A costoro i decreti-delegati hanno aggiunto i genitori e non è detto che i due

gruppi vadano sempre d'accordo nel ruolo di detentori di questo nuovo sapere.

L'ideologia psicoanalitica, ridotta e volgarizzata in tutta una scadente terminologia,

viene invocata per giustificare i riottosi, identificare le attitudini nascoste, agevolare

la spontaneità delle iniziative e la socialità delle attività. Probabilmente non si

accorge che questo tipo di liberalizzazione scolastica è in linea con l'evoluzione di

una società industriale che non sa più cosa farsene delle declinazioni latine ma ha

necessità di persone in grado di prendere iniziative (e cioè addossarsi grosse respon-

sabilità) e di lavorare in gruppo, facilitando i rapporti interpersonali.

Possiamo considerare anche qualche esempio del ruolo della psicoanalisi in

gruppi politicamente impegnati: tralasciamo i reichiani e i loro deliri pansessuali.

Sono invece considerevoli le infiltrazioni nei movimenti femministi. Che Freud sia

oggetto di amore ed odio da parte delle femministe, è risaputo: ciò dimostra, come è

già avvenuto per l'antipsichiatria, che un'ideologia nella sua fase di espansione tende

agenerare un'anti-ideologia che utilizza l'identica genericità di argomenti, ma al

negativo. Non è qui i l caso di analizzare tutte le varie posizioni contraddittorie di

Freud e compagni al riguardo, anche se vi sono angolature diverse da mettere in

rilievo. Qui è interessante prendere in esame i l tentativo di assorbire, dopo averli

opportunamente esorcizzati, certi elementi psicoanalitici. Basti pensare a quella

parodia dell'analisi che è la cosidetta «autocoscienza», oppure ai tentativi di recupe-

rare l'analisi previa «neutralizzazione» dell'analista (e chi conosce l'analisi sa che

piccolo problemino è questo!), oppure quando si fanno le analisi dei sogni durante un

convegno femminista (11). Si ha l'impressione che la componente prevalente di

membri del ceto medio in vari gruppi femministi giochi a questo riguardo un ruolo

determinante della psicologicizzazione delle problematiche, ponendo in secondo

piano (o escludendo del tutto) i concreti disagi che le donne del proletariato devono

subire (e condividere coi loro compagni maschi) ogni giorno sul fronte del lavoro e

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