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reprimere; se la catena associativa vada colta nel suo aspetto verbale, oppure se

questo non sia che un prodotto di 2° grado rispetto ad una catena associativa legata

maggiormente alle immagini visive, tattili, uditive, olfattive, propriocettive ecc.

Rimozione

e

repressione.

— Qual è i l rapporto che esiste 'tra repressione

«cosciente» e rimozione «inconscia»? E cosa viene rimosso, solo le rappresenta-

zioni e/o anche gl i affetti?

Dinamicità istintuale.

—Qui va affrontata tutta la problematica istintuale con

la finale sistematizzazione della

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topica freudiana (Io, Super-Io, Es).

Poniamoci qualche interrogativo: Fino a che punto il concetto di istinto non è

che il correlato del vissuto psichico dell'eccitazione, ansia, piacere ecc? E quindi una

trasposizione metaforica di un'impressione emozionale del soggetto? Cosa può

significare e quale estensione può avere il concetto di plasticità istintuale e di neutra-

lità degli oggetti (per cui, conseguentemente, qualsiasi oggetto è perfettamente equi-

valente a tutti gli altri)? Qual è il ruolo degli oggetti interni secondo la prospettiva

kleiniana, soprattutto sotto i due aspetti dell'autonomia strutturale e della predispo-

sizione schizofrenica di base?

Questo non è che un elenco sommario e ridotto di una quantità di problemi che

la psicoanalisi pone nel momento in cui se ne vuole esaminare e validare i fondamen-

ti. Avremmo potuto citarne cento altri: dal ruolo dell'interpretazione, del transfert,

dal concetto di cambiamento, fino a tutto ciò che si addensa sulla sessualità infanti-

le, l'Edipo, e per terminare ai legami bio-fisiologici, all'immagine della propria cor-

poreità ecc.

E resta da dire che i modelli esplicativi utilizzati finora sono piuttosto scadenti

epoco precisi: si va dall'applicazione del semplicistico principio di causalità lineare

all'introduzione brutale di finalismi ed intenzionalità che, se non correttamente

tarati e controllati, rischiano di dilatare l'antropomorfizzazione, già così insinuante

nel discorso psicoanalitico, a livelli metafisici. L'unica cosa che può consolare chi

sta dalla parte della psicoanalisi è che le altre scienze «umane» ed affini non sono in

una situazione migliore, anzi... Dalla massa di dati e di esperienze analitiche nonché

di ipotesi conseguenti attualmente possiamo derivare solo due conseguenze: o

l'immagine di un caos o la tentazione di estrapolarne qualche concetto, magari il più

ambiguo possibile, per costruirci sopra una teoria generale antropologica che alla

fine si rivela solo come un'ideologia.

Poiché la psicoanalisi è attualmente, nolenti o volenti, anche l'unico tentativo

concreto di una scienza che studia il vissuto ideativo ed affettivo dell'uomo, vale la

pena di cercare di darle una base i l «più scientifica» possibile. Ma da qui a con-

segnarla al «popolo» perchè ne faccia un uso rivoluzionario, credo che ci debba pas-

sare ancora un po' di tempo. Intanto il suddetto popolo ha ben altri problemi vitali

da risolvere.

Giorgio Majorino

( I )

AA.VV.

,

Psicologi

e

Società,

Feltrinelli 1974, pag. 161.

(2) Per una critica a Deleuze e Guattari vedi F. Rella,

Una tomba per Edipo? Nota su Deleuze-Guat-

tari in Aut Aut,

novembre-dicembre 1974. Dove tuttavia l 'A. afferma la necessità di «trovare il

luogo della psicoanalisi all'interno del materialismo storico...»

(3)

AA.VV.

,

Psicanalisi

e

Politica,

Feltrinelli 1973.

(4)

ibidem,

pag. 71.

(5)

ibidem,

pag. 92.

(

7 )

ibidem,

pag. 97.

(6)

ibidem,

pag. 72.

(

8 )

ibidem,

pag. 100.

(9) C. Calligaris, Posto militante e ascolto delle masse, in I l piccolo Hans, ottobre-dicembre 1974.

(10)

AA.VV

. ,

Fol l ia

e

società segregativa,

Feltrinelli 1974, pag. 203.

( l i ) Prat ica dell'inconscio e movimento delle donne, in L'erba Voglio, ottobre 1974/gennaio 1975.

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