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rali, al terrorismo e al golpe, minacciato o tentato. Le classi dominanti hanno

bisogno di cambiare cavallo politico o almeno di riallenare quello che hanno. La

situazione sembra più instabile; si rischia di più, ma non è detto che si finisca neces-

sariamente ad allungare l'elenco delle richieste disattese da includere nei «Quaderni

di rassegna sindacale» del futuro.

La strategia della tensione

Non è nostra intenzione analizzare il complesso di fenomeni, probabilmente

difformi, non riconducibili ad un solo programma o ad un solo soggetto, ma certo

coordinati, manovrati, usati, che vanno sotto questo nome.

Certo di recente, come era tragicamente prevedibile data la scadenza elettora-

le, ne abbiamo vissuto un nuovo capitolo. Si può tentare almeno l'interpretazione

politica delle differenze. Il maggior successo iniziale del terrorismo di stato, cinque

anni fa, era stato quello di riuscire a farsi passare per sinistra. I due anni dal

dicembre '69 alle elezioni del '72, costellati di bombe, di morti. I giornali con le foto

dei compagni «suicidati» o smembrati, le scoperte a catena di «covi» di presunti

eversori di sinistra da parte di giudici con pistola: la prima edizione, quella di mag-

gior successo, dello scenario che ci è toccato veder replicato più volte con varianti.

La seconda replica è stata, per gli autori, meno felice: almeno per gli autori

materiali. Da un lato, per l'opera instancabile di giuristi, avvocati, giornalisti, orga-

nizzazioni, si è lentamente fatta strada nel paese, in tutto il paese, non in una sola

parte politica, la consapevolezza delle colpe dei fascisti e di quelle dello stato. Dal-

l'altro, deve essere sorta la necessità di liberarsi di un braccio armato che al

momento non si voleva più usare. In questa fase i fascisti si sono assunti diretta-

mente la paternità degli attentati e delle stragi. Brescia e l'Italicus sono i due episodi

più gravi di uno stillicidio di morti la cui marca è ormai chiara per tutti. La consape-

volezza di massa e la risposta generale di tutti i lavoratori e di tutto il paese trasfor-

mano i tentativi di terrorismo in sconfitta netta per i fascisti e per i loro protettori e

mandanti. È un netto rovesciamento del clima politico, una ripresa della sinistra

dopo la sconfitta del '72. Non certo

dovuta

alle stragi, ma che misura la sua forza

anche nella risposta alle stragi.

Questa volta la «strategia della tensione» sembra ritrovare mordente: da un

lato, ci sono le aggressioni dirette, le uccisioni, con armi proprie e mortali, la repres-

sione poliziesca violenta emortale, come a Milano, le uccisioni ad opera di poliziotti

inborghese come a Firenze, ancora il disoccupato ucciso dalla polizia a Napoli; dal-

l'altro, c'è l'uso di frange suicide della sinistra.

Il comportamento della stampa è più flessibile e intelligente di altre volte. I

grandi quotidiani borghesi del Nord trattano con rispetto Zibecchi e Tonino Mic-

cichè. Il cavallo su cui puntano è il centrosinistra, e quindi lasciano lavorare i cro-

nisti, che raccontano più o meno la verità. I soggetti agenti e gli interessi in campo

sono chiaramente più di uno. L'attacco ai fascisti serve a favorire il recupero a

destra della DC, alla trasformazione di voti appestati, difficili da usare senza scom-

binare tutta la coalizione, in voti usabili. Perciò c'è spazio per parlare dello squallo-

re, del vuoto, della violenza dei capibanda sanbabilini, tutti casa, droga e pistola.

Certo loro, questi banditi cui è difficile attribuire la dignità di un soggetto politico

dotato di identità e prospettive comunque distorte, non si muovono in base a un

piano consapevole. Tra l'altro, in una congiuntura come questa, rischiano per la

prima volta sul serio di finire in galera. È un'area sorda, di violenza e di corruzione,

chepuò essere rinfocolata ed usata, o di cui si può ingigantire edusare il manifestarsi

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