

l'ordine pubblico il comportamento del PCI non è stato certo di rottura. Da un lato
ha tolto alla DC un temibile tema di propaganda, dall'altro però ha lasciato passare
delle leggi realmente, dal punto di vista tecnico e da quello politico, «indegne della
repubblica», come ha scritto Alberto Dall'Ora, senza esercitare neppure una parte
dell'opposizione possibile nell'ambito della lettera e dello spirito del funzionamento
edella
funzionalità
del parlamento. Fare l'ostruzionismo può prestare il fianco ad
accuse di rifiuto del parlamento (si usa la lettera dei regolamenti per negare la
sostanza, cioè che la maggioranza, alla fine, decide). Lo si fa soltanto per impedire
che altri uccida il parlamento, come era il caso della legge truffa, Ma non discutere
affatto una legge negativa, peggiorativa del codice fascista, di leggi che furono cin-
quant'anni fa definite «fascistissime», non è un altro modo di uccidere il parlamen-
to?
In breve, solo le elezioni e il dopo elezioni diranno qual'è la situazione reale.
Puòcominciare, anche nel caso di una moderata sconfitta democristiana, uno stilli-
cidio di comuni di «compromesso». Può cominciare una serie di comuni rossi. Le
elezioni, come il proseguire della strategia della tensione, inesauribile variazione sul
tema della eversione di destra e di sinistra, come lo scontro sugli enti di stato, come
loscontro inevitabile sulle giunte difficili, sono tutte parti della vera crisi italiana ed
europea: del tentativo cioèdelle classi dominanti di conteneresenza troppe perdite, a
livello di stato, la spinta operaia che aveva vinto a livello di fabbrica.
Crisi economica e crisi politica
Ma allora ha torto Amendola a sottolineare la gravità della crisi e Terracini ad
ammetterla? Ha torto Napolitano a commentare la relazione C arli come una smen-
tita all'ottimismo del governo?
Qui non si vuol certo negare l'evidenza dell'arretramento produttivo in atto
dall'ottobre-novembre scorso. Nè si vuole affermare che ci siano tempi rosei alle
porte. Si vuole affermare che i tempi non saranno rosei, nonperchè c'è una crisi eco-
nomicadel tipo di quella del '29, ma perchè c'è in corsouno scontro politico profon-
damente intrecciato con lo scontro economico. Se il rilancio in Italia nonèancora in
atto come in altri paesi (per esempio gli Stati Uniti) dovesi segnala in numerosi arti-
coli il raggiungimento del punto di svolta inferiore, èancheperché il movimentoope-
raio non ha ancora persoenonè riuscito a vincere nella secondametà degli anni '60.
L'ultima volta c'è stata una leggera ripresa della stretta creditizia sotto contratto nel
'69. Perchémai questa volta nondovrebbe accadere una cosaanaloga? E possiamo
aspettarci, che, dopo una eventuale sconfitta elettorale alle amministrative, i l
governo faccia di tutto per facilitare la via alle forze politiche inascesa?Per giuntaè
notoche il minimo dell'occupazione viene raggiunto abbastanza dopo la ripresa pro-
duttiva, che avviene tutta a spese della produttività in aumento. Quindi, anche se
realmente, anche per l'Italia, chedipende per una così larga parte dall'esportazione,
il punto di svolta inferiore della crisi fosse vicino, il minimo dell'occupazione
sarebbeben lontano. In questosensoha ragione Napolitano a dire che il peggiodeve
ancora venire. Il peggioper gli operai; per i precariamente occupati; per i disoccupa-
ti. E nonperchè lamacchina produttivaè ferma, maperchègiocano contro di loro gli
stessimeccanismi politici e di mercato di altre volte.
Del resto, dalle stesse parole del sunto dell'intervento di Amendola èpossibile
cogliere il nucleo della sfasatura rispetto alla realtà, se le si confronta con la rela-
zione di C arli, cheper la sua ricchezza di dati edi commenti è il punto di riferimento
anchedel rapporto di Berlinguer edel commento di Napolitano. Amendola parla di
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