

lismo, con una dissociazione che uccide insieme, a mio parere, così la scienza come
la politica. Credo che siamo d'accordo che il socialismo si costruisce con una serie di
lotte democratiche che nascono dai bisogni operai e popolari, avanzano con le
gambee con le teste degli operai edel popolo, attorno ad essi formano vaste alleanze,
epreparano lo scontro inevitabile col potere».
In questo senso, che ha una lunga storia, (la citazione è di Vittorio Foa), esiste
un'area sociale e politica rivoluzionaria in Italia Nel senso cioè che esiste un'area di
forze che
non escludono
lo scontro col potere dalla loro prospettiva, che
non lavo-
rano consapevolmente per evitarlo.È
un'area che non coincide con i confini dell'area
che si autodefinisce così, che non la include tutta e include assai più di essa.
Questa sinistra è profondamente divisa sul che cosa fare politicamente in senso
stretto mentre procedono «le lotte democratiche» e si «formano le alleanze» per lo
«scontro inevitabile col potere», anche se ci si limita all'area extraparlamentare.
Sono divergenze che vanno oltre il presentarsi o no alle elezioni e la sigla con
cui presentarsi. La preminenza del momento sociale su quello tattico-politico, che
era stata una delle caratteristiche di quest'area, ha fatto posto ad un moltiplicarsi di
ipotesi rapidamente mutevoli anche all'interno dello stesso gruppo, certo non a
causa del mutare delle circostanze storiche oggettive. È vero che il mondo è vario e
mutevole, ma non a questo punto.
Ho fatto i l tentativo di riassumere in poche pagine la posizione assunta da
Lotta Continua sul Portogallo negli ultimi mesi, perchè mi sembra—anche se proba-
bilmente non tutti i redattori di QP saranno d'accordo—un caso limite di sgancia-
mento dei soggetti politici da quelli sociali, di mutamento di posizione, di mutamento
del senso di concetti chiave come «democrazia», «socialismo» e «autonomia ope-
raia». E un tentativo di ricostruire una ipotesi politica in Italia attraverso i commenti
dati sulla situazione portoghese.
L'informazione sulla evoluzione politica portoghese è stata in Italia monca e
deformata più del solito. I grandi giornali d'informazione hanno riportato, con toni
allarmati o distesi di volta in volta, le accelerazioni e i rallentamenti della radicaliz-
zazione. Qualche commentatore (Alberoni per esempio) ha sostenuto l'apertura
europea al governo portoghese per non spingerlo nelle braccia del più pronto degli
imperi. L'«Unità» ha parlato dell'argomento il meno possibile per non evocare lo
scomodo fantasma di Cunhal, che altri cercavano invece di agitare strumentalmen-
te.
Lotta Continua ha invece rappresentato praticamente l'unico caso di atten-
zione costante. Il giornale ha naturalmente commentato un annosfa la caduta di Cae-
tano, anticipando anche correttamente lo svolgersi degli avvenimenti. «Nello stesso
esercito si è formato un gruppo di giovani ufficiali più radicali la cui eventuale ascesa
potrebbe anche ridurre Spinola al rango che nell'Egitto del 52 recitò per breve tempo
il generale Neguib». «Non è difficile prevedere che i l 'liberale' Spinola... in un
domani non troppo lontano potrebbe ordinare alle sue truppe di sparare su una folla
che chiede una libertà vera». La parte politica con cui il giornale si identifica sono i
veri motori del mutamento in corso, i movimenti di liberazione della Guinea e del-
l'Angola PAIGC e MPLA, di cui vengono riportate dichiarazioni. Rifiuto della pro-
posta federativa: «l'alternativa che suggerisce è il neocolonialismo più duro... Nes-
suna proposta può arrestare la nostra lotta se non contiene il riconoscimento della
nostra vittoria e della nostra indipendenza».
Dopo le radicalizz azioni dell'autunno, il braccio di ferro tra le masse, a preva-
lente direzione comunista, e il governo, e l'allontanamento di Spinola, naturalmente
l'interesse di LC cresce e delegati portoghesi sono presenti al congresso di gennaio,
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