

anche se aziende come la Fiat, che sono creditrici e non debitrici del sistema banca-
rio (a parte un recente aumento del debito a breve), rappresentano eccezioni non
prive di importanza. Perciò il governatore prosegue: «Di fronte a queste modifiche
strutturali il paese deve decidere se intende ancora delegare le scelte di gestione ai
soli
managers
pubblici e privati o esercitare, attraverso istituti giuridici adeguati alla
nuova realtà, un qualche controllo sull'uso del risparmio finanziario». Intanto ha
cominciato a fare da regista, se non si è capito male, a una ristrutturazione della
Montedison che passa proprio attraverso istituti finanziari.
E in più luoghi della relazione denuncia la corsa all'occupazione del potere edel
credito da parte di gruppi clientelari e di burocrazie aziendali variamente collegati
con i partiti di governo. Cito un brano tra i numerosi di tenore affine: «L'insuffi-
ciente collegamento può aver contribuito all'impostazione di programmi rivelatisi
nel corso del tempo di impossibile attuazione; le imprese hanno puntato verso la
conquista dei pareri programmatici nella convinzione che i l credito non sarebbe
mancato. In alcuni casi l'inclinazione a concedere agli uni ciò che era stato concesso
agli altri ha portato a non preoccuparsi di duplicazioni di iniziative, dalle quali
discendono distruzioni di ricchezza». Certo Carli èuno dei massimi esponenti di una
delle «arciconfraternite del potere» da lui così spesso denunciate; forse della più
potente, come dicono le sue percentuali sull'indebitamento delle aziende: così
potente da potersi porre dal punto di vista della razionalità anzichè impegnarsi in
questa oscura lotta di topi senza idee, senza ragione, senza strategie a cui somiglia
una fetta del capitalismo italiano nella sua descrizione. Non per questo la descri-
zione non va presa sul serio.
C'è piuttosto da notare che non solo le cifre, ma i commenti alle singole parti e
le considerazioni finali non hanno affatto il tono del bilancio di una sconfitta. Non è
dei fenomeni di breve periodo che ci si preoccupa, come già in interventi precedenti
del governatore, ma di quelli di lungo periodo. Non si insiste neppure più tanto sulle
ristrutturazioni tra settori, in parte avvenuta, come si rileva dalle percentuali di
aumento di alcuni di essi prima citate. E neppure si allude più ai costi del lavoro Non
sono quelli che lo preoccupano. Si pensa piuttosto alla necessità di una ripulitura
radicale della struttura del potere economico. '«Non si può ignorare la debole capa-
cità di trasmissione sul prodotto interno in termini reali della crescita monetaria e
della spesa pubblica
nelle forme in cui si
è
presentata finora,
l'effetto espansivo del
rigonfiamento della domanda monetaria tende a incontrare il vincolo della bilancia
dei pagamenti e quello dell'inflazione ancor prima di dar luogo ad un consistente
aumento dell'occupazione. Occorre evitare di doversi trovare a breve scadenza nella
necessità di nuovi, costosi aggiustamenti su crescite non consolidate del livello di
occupazione».
(I corsivi sono miei). In pratica si chiede non il ritorno ad una crescita
senza controlli e dal fiato corto ma un certo numero di anni di crescita controllata
per riorganizzare, dare forme istituzionalmente chiare e politicamente più consoli-
date al sistema economico italiano. Prima una gerarchia chiara di potere e norme
sicure; poi la ripresa vera.
Nella riorganizzazione come la vede C arli si inserisce la lotta politica propria-
mente detta, la lotta sindacale, il mutare del funzionamento della società civile, pro-
vocatoriamente sottolineato da Sergio Bologna nel numero scorso. Le attività poli-
tiche nei quartieri e nelle scuole, la lotta per l'occupazione, per il controllo operaio
nelle fabbriche, lo scontro per nuovi equilibri di potere attraverso le elezioni ammi-
nistrative e quello che gli farà seguito, lo scontro in atto nel sindacato tra maggio-
rar-12aunitaria e minoranza scissionista, sono le forme di intervento del movimento
operaio anche nell'economia. I due momenti non sono separabili. Si dirà che questo
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