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un operaio della Lisnave e un rappresentante del MES (movimento della sinistra

socialista). Il salto qualitativo avviene però in aprile, quando la presa di distanza di

Berlinguer dalla messa fuori legge della DC portoghese trasforma il Portogallo in un

tema politico italiano e apre uno spazio occupabile.

Per tarare i commenti del giornale con un minimo di informazione documenta-

ria tratta dal giornale stesso, riporto alcune citazioni da due documenti e due inter-

viste pubblicate da «Lotta continua» nel periodo aprile-giugno da cui si possono

trarre informazioni sulla natura del MFA, sul modo di concepire lo stato, l'esercito,

la società, la produzione: i l documento dell'assemblea dei marinai; i l documento

della polizia militare del 13 giugno; l'intervista all'ammiraglio Rosa Cutinho del 18

aprile; l'intervista a Otelo de Carvalho, comandante aggiunto del COPCON, dell'I l

maggio. È naturalmente un quadro della sinistra non comunista del MFA, certo

poco indicativo, dato che ovviamente malgrado LC ci avverta che «per l 'MFA

l'unità è un dovere» (vengono più o meno attribuite al l 'MFA le caratteristiche del

partito leninista, senza spiegare perchè), i militari riproducono con qualche distor-

sione l'intero arco politico del paese. È però un termine di confronto lecito perché il

comandante del COPCON sembra in questo momento il punto di riferimento di LC.

Cominciamo dalle interviste.

De Carvalho, sulla struttura e le funzioni del MFA e dell'esercito, ci dice:

«Dopo il 25 aprile abbiamo cercato di portare la rivoluzione.., ad ogni livello delle

forze armate... Sono stati costituiti diversi tipi di assemblea. Una generale del MFA,

che all'inizio comprendeva solo ufficiali, e un'assemblea per ogni arma, sempre solo

di ufficiali... Essi sono una minoranza ma per noi è decisivo conquistarli alla rjvolu-

zione perché fanno parte del quadro permanente». Ora ci sono, su 240 membri del

consiglio della Rivoluzione, 60 tra soldati e sottufficiali. Ma «Otelo» sa benissimo

che quelli che contano sono gli ufficiali.

I l MFA non

è

un partito

e

secondome deve

restare uno strumento politico

a

parte,

naturalmente orientato a sinistra, ma al di

sopra dei partiti,

senza una ideologia definita

categoricamente, ma con la capacità

di essere egemone in seno alle forze armate...». Dunque si riconosce ciò che tutti

sanno: ciò che tiene insieme i militari è il fatto di essere militari. «La disciplina deve

mantenersi in qualche modo e anche la gerarchia ha una sua funzione in quanto è

impossibile arrivare a un minimo di risultato positivo, senza un minimo di ordine e di

metodo... I l rancio già ora è uguale per tutti e si è cercato di rendere unici anche i

luoghi di riunione.., ma talvolta proprio i soldati preferiscono mantenere la propria

autonomia e riunirsi separatamente...». Qui come altrove si chiarisce che le istanze

«democratiche» riguardano le condizioni di vita, non le decisioni operative. «Non

sono in disaccordo con la costituzione di consigli rivoluzionari.., tuttavia non ci

sono ancora le condizioni perché-possano trasformarsi in un poderoso organismo di

massa... all'interno delle unità militari è bene che i soldati e gli ufficiali si organizzi-

no, prendano decisioni, critichino e impongano nuovi regolamenti per la vita nelle

caserme».

«Prima gl i ufficiali provenivano ufficialmente dalle classi dominanti... poi

hanno cominciato a integrarsi nelle forze armate anche giovani provenienti dal

popolo.., i reazionari, gli aristocratici sono stati via via via estromessi... vorremmo

attraverso un contingente generale scegliere gli uomini adatti al comando a prescin-

dere dalla classe di provenienza». È chiaro anche a lui che gli ufficiali sono borghe-

sia; di recente non più alta borghesia ma anche piccola borghesia. E quali sono le

indicazioni in merito ai rapporti con la società e la produzione? «La gente ha

bisogno di una certa tranquillità, questo è normale. Per quanto riguarda le azioni

dirette come le occupazioni di case o di terre, abbiamo sempre sostenuto le giuste

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