

al capitale di programmare, senza eccessive preoccupazioni, l a nstruttura-
zione di quei settori che rappresentano fonti di pericolose tensioni (agricol-
tura, scuola, grandi città...). E ' attraverso i l mantenimento e i l consolida-
mento del potere nelle grandi fabbriche che si pongono le condizioni d i
fondo della stabilità capitalistica.
5.
L e t r e contraddizioni
Pur nei l imiti d i una molto superficiale considerazione del molo che
gioca i l sindacato nel processo della riorganizzazione capitalistica del lavoro,
è però necessario farvi qui riferimento a conclusione d i queste note per
almeno due ragioni, una generale e una specifica. La ragione generale consiste
nell'ipotesi, che le pagine precedenti hanno in parte motivato, che all'interno
dei meccanismi della divisione del lavoro i l ruolo del sindacato è destinato
a crescere progressivamente ricoprendo posizioni chiave di cui f in d'ora è
necessario cogliere l a logica generale e gl i specifici contenuti. La ragione
specifica consiste nel fatto che i rinnovi contrattuali che entro quest'anno
coinvolgeranno oltre 5 milioni di lavoratori e circa 45 mila aziende saranno
un imponente banco di prova della capacità del sindacato di egemonizzare
il carico di tensioni che si vanno accumulando entro un progetto di
parteci-
pazione
alla gestione del potere nella fabbrica e nella società. E' quindi neces-
sario che si sviluppi i l dibattito attorno alle specifiche scelte sindacali e al
progetto politico complessivo che lo sottende se non si vuole arrivare a i
contratti continuando a giocare al rialzo, terreno che, come l'esperienza di
questi anni dimostra, è perdente.
Una critica al sindacato che avesse pretese di organicità dovrebbe consi-
derare sia la linea del sindacato a partire dai materiali di documentazione
e di dibattito politico interno che la dinamica reale del suo modo di porsi
nei confronti delle lotte operaie in un arco significativo di situazioni. Una
critica che tenesse conto esclusivamente del primo momento correrebbe i l
rischio di confondere la realtà con l'immagine che di essa tende a dare i l
sindacato, e così facendo sarebbe invischiata in un terreno in cui sarebbe
difficile scindere ciò che nel sindacato è progetto politico effettivo da ciò che
è esigenza di copertura — i sinistrismi a cui nessuno crede e che però sono
necessari. Rimanere ancorati sul secondo aspetto, d'altro canto, vorrebbe.
dire rinunciare ad una comprensione generale della strategia di cui è espres-
sione i l sindacato, senza capire i l nesso che lega situazioni tra di loro appa-
rentemente contraddittorie (29).
Un'analisi unitaria delle tendenze d i sviluppo del sindacato dovrebbe
cogliere i tre momenti specifici che individuano le contraddizioni principali
oggi operanti.
L a contraddizione classe operaia-capitale, l a contraddizione
capitale-sindacato e l a contraddizione sindacato-classe operaia.
Si è visto come i l sistema della divisione del lavoro nella grande indu-
stria sia entrato in crisi e come i l capitalismo abbia acquisito la coscienza
(29) L'esistenza d i contraddizioni anche acute entro i l sindacato non giustifica l'afferma-
zione di una pretesa disponibilità a scelte politiche opposte a quelle che attualmente
Io caratterizzano, significa semplicemente che i l progetto riformistico non può avan-
zare senza creare continue lacerazioni. E se ciò è importante per le prospettive che
apre ad un intervento rivoluzionario, non va confuso con i l lusioni d i recupero a
sinistra del sindacato.
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