

Per quanto riguarda l 'ul t imo punto, l 'anno spartiacque è stato i l 1965.
Gli USA s i trovavano al lora impantanati nel Vietnam e s i discuteva ci rca
l'eventualità di r idurre gl i « aiuti » a paesi come la Corea del Sud al lo scopo
di proteggere i l dollaro. Notevoli pressioni vennero fatte sul Giappone perchè
condividesse i costi del controllo della zona. Washington avviò i colloqui con
Tokio sulla restituzione d i Okinawa. Johnson si diede da fare per accelerare
al massimo i colloqui sul la « normalizzazione » t r a Tok io e Seul che s i tra-
scinavano da ben 13 anni. Sukarno venne rovesciato. I l gruppo d i uff icial i
guidato da Suharto era addestrato da i giapponesi, i nuov i a l t i burocrat i
erano laureati a Berkeley. Tokio si mise lestamente all'opera per coordinare
i l « riassetto » della scena economica indonesiana.
I l punto essenziale non ha quasi bisogno d i commenti: u n intervento
giapponese per un totale d i più di 100 mi l ioni d i dol lar i nel solo pr imo t r i -
mestre del 1971, intervento che sopravanza quello d i t u t t i gl i al t r i paesi del
mondo messi insieme e equivalente a quasi due terzi del totale degl i inve-
stimenti effet tuat i da i giapponesi i n questo paese ne i precedenti quat t ro
anni. ( I l dato di Hong Kong è ugualmente significativo: p i ù investimenti nel
primo trimestre [gennaio-aprile] de l 1971 che nel quadriennio precedente).
Va da sè che l'Indonesia è la preda più ambita della zona, avendo immense
risorse di petrolio, gomma, alluminio, bauxite, rame, legname, ecc. La grande
penetrazione prese l 'avvio nel 1967, dopo che Giappone e America insieme
avevano chiamato a raccolta i credi tori capitalisti dell'Indonesia per conso-
lidare i l gruppo d i Suharto. Stando ad Imagawa, a vincere l a gara f u
il capitale statunitense, che si impadronì delle zone petrolifere, delle pianta-
gioni d i gomma e delle miniere d i rame e bauxite più promettenti. I l Giap-
pone, per parte sua, ha ottenuto dei d i r i t t i petrol iferi, delle at t ivi tà d i svi-
luppo forestale (cioè di saccheggio), dei di r i t t i di pesca e del nickel. I n linea
generale, i l Giappone è rimasto largamente battuto, e la debolezza del capi-
talismo giapponese ( a tutt'oggi) può essere constatata da questa incapacità
di dominare una così importante fonte d i materie prime vi tal i a portata d i
mano. E ' accaduto a quanto pare che mentre gl i USA sviluppano le risorse
chiave dell'Indonesia, i l Giappone è at t ivo nei settori del la produzione ma-
nufatturiera, dei trasport i , del le comunicazioni, dell'energia elettrica e nel
finanziamento del regime attuale.
Per quanto riguarda i l resto del la regione, l a situazione è i n breve l a
seguente:
Hong Kong:
I l Giappone detiene ora i l secondo posto t ra gl i investitori
stranieri a Hong Kong, col 23 per cento del la c i f ra totale, diet ro g l i USA
(44 per cento), ma davanti al l ' Inghi lterra che recentemente è scesa al terzo
posto con una percentuale del solo 20 per cento.
Tailandia:
I l Giappone ha i l pr imato degl i investimenti stranieri , con
31 mi l ioni d i dol lari i n imprese miste e 10 mi l ioni i n progetti d i sua esclu-
siva proprietà; g l i USA sono a l secondo posto (18,7 e 4 mi l ioni d i dol lar i
rispettivamente), segui t i d a Ta iwan ( 19 mi l i on i e 145.000 do l l ar i r ispet-
tivamente) e quindi dal l 'Inghi lterra (6 mi l ioni e 529.000 dol lari).
Singapore:
Pu r essend.o l a principale fonte d i importazione d i Singa-
pore, i l Giappone è solo al sesto posto per gl i investimenti. Nel 1970 la sua
quota raggiungeva soltanto i l 3,5 per cento del totale (non più di 11 mi l ioni
di dol lar i ), contro i l 9,4 per cento del 1969 e i l 18 per cento del 1963. I l
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