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Jon Halliday - Gavan McCormack

IL GIAPPONE E IL SUD-EST ASIATICO

1.1. / / fabbisogno d'importazione giapponese

E' risaputo che i l Giappone manca d i mol te del le materie pr ime indi -

spensabili per l a produzione industriale, così come d i terre col t ivabi l i e d i

fonti d i energia. Agl i inizi degl i anni sessanta, i l Giappone era costretto a

importare i l suo intero fabbisogno di cotone, lana, gomma naturale, bauxite,

fosfati mineral i, nickel e abaca; p i ù del 90 per cento del suo fabbisogno d i

petrolio greggio, mineral i di ferro e d i alluminio, e zucchero; p i ù della metà

dei suoi consumi d i semi d i • soia, frumento e sale. Pochi d i questi art icol i

possono subire una riduzione che sia d i una qualche entità; i n par i tempo,

sono pe r l o p i ù facilmente reper ibi l i e perciò a buon mercato. L'aspetto

paradossale è che i l Giappone s i procura l a maggior parte del le sue voci

principali d'importazione dagl i Stat i Uni t i .

Se i n campo agricolo s i spingesse a l massimo l a diversificazione, i l

Giappone potrebbe forse r idur re l a propr ia dipendenza da certe importa-

zioni al imentari. Ma l a necessità d i importare larghe quant i tà d i mineral i

sembra destinata a continuare: le previsioni fino al 1975 dicono che per quella

data i l Giappone dovrà importare i l 90 per cento del suo minerale d i ferro,

1'88 per cento del suo legname, 1'83 per cento del suo rame e 1'85 per cento

del suo carbone.

Si ritiene attualmente che i l Giappone viva con qualcosa come una scorta

di materie prime industriali disponibile nel paese che nón supera una ventina

di giorni. Questa estrema dipendenza dall'importazione ha avuto diverse con-

seguenze: lo sviluppo di un potenziale cantieristico gigantesco e di una grande

• flotta mercantile; una ricerca sempre più vasta di altre materie prime; e una

crescente propensione agl i investimenti d i lungo periodo nell'estrazione di -

retta di queste materie prime.

1.2. L a f lot ta commerciale

Subito dopo la guerra, i l Giappone dipendeva completamente dall'arma-

toria straniera ( e americana i n particolare). L a pr ima nave costrui ta i n

Giappone per l'esportazione fu varata solo nel 1951. Nel 1970, la cantieristica

giapponese non solo era la prima del mondo, con una produzione per la prima

volta superiore a 10 mi l ioni d i tonnellate lorde, ma si aggiudicava i l 48 per

cento di tut to i l tonnellaggio costruito nel mondo intero (un po' meno della

percentuale del 50,8 pe r cento raggiunto nel 1968). La f lot ta è ora l a se-

conda al mondo per grandezza, preceduta dalla sola Liberia (una f lot ta « di

comodo »), avendo sopravanzato l ' Inghi l terra a part ire dal 1969. La determi-

nazione giapponese di controllare i trasporti mar i t t imi ha già dato dei f rut t i ,

così come l i ha dati la tempestiva conversione al naviglio gigante. I l crescente

ricorso al le navi d i grosso tonnellaggio i n at to su scala mondiale (specie

dopo l a chiusura de l Canale d i Suez), ha enormemente avvantaggiato i l

Giappone, che ora esporta i l 60 per cento circa della sua produzione cantie-

ristica annua. Grandi compagnie giapponesi, come l a Ishikawaj ima Har ima

( IHI ) , hanno interessi consistenti e i n cert i casi maggioritari nella cantieri-

stica d i paesi così diversi come i l Brasile, i l Perù, Taiwan, l'Australia, l a

Turchia, l a Grecia e Singapore. Ne l 1970 i l Giappone raddoppiò l e sue

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