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te costiere). Ciò è connesso al la costante ristrutturazione del settore in-

dustriale nel Sud che vede i l grande insediamento spesso sostituire piccole

e medie aziende diffuse, oppure la contrazione in senso assoluto di forme

quasi-industriali d i attività. Ne l Sud l'estensione dell'area industrializzata

appare meno significativa che al Nord, in quanto accompagnata più -che là

da contrazioni territoriali e settoriali di attività economiche e da processi

di semplice sostituzione (concentrazione); e l'estensione relativa territoriale

può essere accompagnata da una contrazione relativa ed anche assoluta in

termini di occupazione.

Questi processi risultano più evidenti se invece della dicotomia area in-

dustrializzata-area non industrializzata prendiamo l'altra aree urbanizzate-

non urbanizzate. Infatti, nel Sud, i processi di urbanizzazione sono stati no-

tevolmente più intensi di quelli di industrializzazione, per cui la quota di

popolazione che vive in aree urbane e quella che in esse ha chances di otte-

nere un reddito da attività produttive, specialmente industriali, sono del

tutto sproporzionate. Così, mentre al Nord l'estensione delle aree urbane è

stata più consistentemente accompagnata da insediamenti industriali, per

cui si può parlare propriamente di estensione dell'area sviluppata, nel Sud,

ciò è avvenuta in misura molto più ridotta, pur con un acuirsi della pola-

rizzazione t ra aree in via di sviluppo (ma più urbano, che industriale) e

aree emarginate.

b)

Riformulando quanto detto in termini d i centro-periferia del siste-

ma sociale si ha una profonda riorganizzazione della marginalità e sua dif-

ferenziazione. "Centro" sono ormai non solo l e aree tradizionalmente più

sviluppate, ma anche tutte le nuove aree o isole in cui è avvenuta l'espan-

sione della base industriale. Esse si distinguono sia dalle aree non-industria-

li che da quelle urbane non adeguatamente industrializzate. Specialmente

nel Sud, però, è opportuno considerare 'centro' anche i poli di attrazione

della popolazione, in cui è avvenuta e continua l'espansione delle aree ur-

banizzate e in cui tendono a concentrarsi le attività rilevanti connesse alla

circolazione delle merci e all'amministrazione, se non al la produzione. Lo

stesso processo si riproduce nelle campagne stesse con la polarizzazione tra

aree a redditività alta o crescente (sempre più ridotte in termini di super-

ficie) e aree a produttività stagnante e quindi in via di abbandono.

Il punto fondamentale è che i l 'centro' non solo comprende ormai l a

maggior parte della popolazione, e in questo senso perde peso la tradizio-

nale contrapposizione città-campagna, ma è anche l a sede delle maggiori

contraddizioni, quelle capaci d i tradursi i n potenziale d i conflitti sociali.

La 'periferia' — a differenza che nel contesto della Questione Meridionale

storica e di altre situazioni di sottosviluppo — non è più la zona che com-

prende la maggioranza della popolazione e quindi anche focolaio di conflitti

emovimenti sociali; le contraddizioni delle zone periferiche emarginate so-

no secondarie, perchè è l a parte relativamente irrilevante del sistema so-

ciale, sia come possibile mercato di sbocco che come fonte di forza-lavoro.

Perciò questa zona è anche priva del potere di sanzione che consiste nella

possibilità di rifiutare prestazioni rilevanti per i l sistema o di minacciarne

la stabilità sociopolitica.

La 'periferia' ormai svuotata di popolazione e di funzioni essenziali non

è più capace di agire politico autonomo ed è più interessata a concessioni

marginali che al la risoluzione della contraddizione. S i tratta d i garantire

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