Table of Contents Table of Contents
Previous Page  105 / 194 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 105 / 194 Next Page
Page Background

in I tal ia nessuna politica d'intervento e d'industrializzazione, slegata e op-

posta a tali movimenti, è in grado di risolvere i problemi. e del resto assu-

me oggi sempre più chiaramente la funzione di contenimento della conflit-

tualità e di sostegno all'espansione aggressiva del capitale monopolistico. Assu-

mere quel punto di vista non implica una speranza fideistica nell'effettiva

possibilità di successo e di crescita di tali movimenti, al contrario: questa va

valutata sulla base di un'analisi strutturale delle tendenze e delle contraddi-

zioni, che resta da fare. Ma se non si assume quel punto di vista non si vedono

neppure i problemi che stanno tra contraddizioni e conflitti, i problemi giusti.

2. I nuovi termini della Questione Meridionale.

Alcuni dati di fatto sembrano ormai evidenti nella realtà del Meridio-

ne, e da essi dovrebbe partire ogni analisi sociale attuale: — nel corso del

secondo dopoguerra i l Mezzogiorno ha subìto profonde trasformazioni nel-

la struttura economica e sociale, tali da portare alla liquidazione della Que-

stione Meridionale nei suoi termini storici; — le tendenze in atto negli ul-

timi venti anni a livello del sistema economico nazionale portano ad un

accumulo progressivo di contraddizioni d i tipo nuovo nel Sud, facendone

un'area di conflitti sociali potenziali molto gravi; — infine, ed è implicito in

quanto detto, gli obiettivi dichiarati della politica meridionalista, cioè la ri-

duzione dello scarto tra Nord e Sud e l'innesco di uno sviluppo autopropul-

sivo nel Sud, sono falliti.

In relazione a questi processi negli ultimi anni sta crescendo nel Sud

una domanda più o meno esplicita di interpretazioni più adeguate, in con-

nessione con i l manifestarsi di conflitti di tipo nuovo, come i recenti mo-

vimenti di massa e le rivolte popolari con tutte le loro ambivalenze e debo-

lezze. Essi sono anche l'unica speranza per i l Sud, l'unica giustificazione di

questo — come di altri — tentativi di individuare alcuni "problemi giusti"

del Meridione nella fase attuale. La loro corretta impostazione presuppone

in verità una teoria dello sviluppo della società italiana nel dopoguerra, che

esiste oggi solo in formulazioni frammentarie ed ipotetiche. Anche per que-

sto il presente contributo non va oltre indicazioni generali e spesso astratte;

il rischio dello schematismo ( 3 ) va corso tuttavia se si vuole giungere ad

un'interpretazione sistematica, dalla quale derivare ipotesi e indicazioni per

le questioni cruciali. Formulate in termini programmatici, esse sono: 1) qua-

l'è la natura delle contraddizioni attuali in relazione alle tendenze prevalen-

ti (4); 2) attraverso quali processi avviene la formazione delle classi sociali,

quali meccanismi le aggregano o le differenziano (insomma, come viene pro-

dotta la specifica "disgregazione sociale" meridionale); 3) a quali condizio-

ni avviene la traduzione delle contraddizioni in conflitti sociali, e che for-

me assumono strutturalmente questi ultimi; 4 ) infine, quali sono gli inte-

ressi oggettivi e riconoscibili dei soggetti politici, e in quali obiettivi pos-

sono specificarsi.

( 3 ) Cfr. Giovanni Arrighi, Sviluppo economico e sovrastrutture i n Africa, Einaudi,

Torino 1969, p. 26 segg.

( 4 ) Tra l e tendenze principali ricordiamo l a concentrazione degli investimenti pro-

duttivi e anche di quelli sociali in aree limitate del territorio, lo squilibrio tra l i-

velli e tassi d i urbanizzazione e quelli d i industrializzazione, l e fort i differenze

di produttività tra settori e all'interno dello stesso settore, la crescente •biforcazio-

ne tra offerta e domanda di forza-lavoro sia quanto alle dimensioni che alla strut-

tura delle qualificazioni, ecc.

103