

Ma sviluppi più importanti erano in corso: la sconfittaavevaspostato verso destra
l'equilibrio interno del regime. Questo sarebbeaccaduto comunque, perchè una
volta gettate le basi « socialiste» del regime nella prima metà degli anni '60, la
via era aperta per più stretti rapporti con gli USA e maggiori libertà per le
imprese private. La guerra non fece che accelerare questo processo. Negli anni
'68-'69, 25 dei 33 milioni destinati all'edilizia popolare furono spesi per la costru-
zione di alloggi privati, cioè di ville lussuose per i funzionari dello Stato costruite
daimprese private. Caddero le restrizioni sui viaggi all'estero e sulle importa-
zioni di beni di lusso. Le esportazioni nel settore privato nel periodo '68-'69
furono cinque volte maggiori che nel '65-66. In alcune zone rurali, i vecchi lati-
fondisti spossessati riuscirono a riprendersi parte della terra perduta. Tutto questo
rientrava in un disegno a lungo termine per incoraggiare lo sviluppo delle diffe-
renze di classe e di reddito all'interno della societàegiziana. La ragione era abba-
stanzasemplice: la base di classe del regime è la borghesia capitalistica di stato,
.eper assicurarsi il costanteappoggio di questaclasse la leadershipdovevaprendere
misure atte a propiziarsela. La retorica popolare della « libertà » significava « liber-
tà per la borghesia», e l'espausione dei consumi riguardavaessenzialmentequesta
classe. •
Laquestionepalestinese
In politica estera, i l problema chiave del regime è la questione del popolo e
dellaresistenzapalestinese. E' stato questoproblemacheha letteralmente finito per
uccidereNasser. I l regime era disposto a tollerare la resistenza come una forma
di pressione su Israele, mamirava al tempostessoa controllarla. Sul piano interno
eramolto popolare aiutare gli eroici fedayin,maanche ciò nonera privo di pericoli,
in quanto forniva alla lotta e all'iniziativa popolare un punto di riferimento esterno
al regime. Molti intellettuali e funzionari egiziani sono ostili alla resistenza fino
al cinismo: la considerano insignificante sotto il profilo militare e la vedonocome
un fastidioso intralcio al vero scontro che ha luogo sul « fronte occidentale », cioè
sul Sinai. Ma questa cinismoesprime un più fondamentale interesse di classe: in
primo luogo per il fatto che lo stato egiziano ha sempre tentato di controllare gli
altri movimenti arabi con cui ha collaborato, ma con i palestinesi non c'è riuscito;
insecondo luogo, perchè la resistenzapalestinese, quali che siano i suoi limiti, era
il primo vero movimento di massa nel mondo arabo dopo più di un decennio e
costituiva un'implicita critica alla manipolazione burocratica dellemasse; in terzo
luogo, perchè ci sarebbe voluta una trasformazione radicale della società egiziana
per far sì chepotesseaiutare effettivamente la resistenzapalestinese. Perciò l'Egitto
eradisposto a dare un sostegno tattico ai palestinesi, ma si rendeva conto che dal
punto di vista strategico la resistenzapalestinesemetteva in discussione l'intero
carattere di classedel regime.
La svolta decisiva di questo processo è stato i l piano Rogers, lanciato nel
giugno '70. I sovietici hanno rafforzato le difese egiziane quanto basta per resi-
sterealle incursioni aeree israeliane. La popolazioneegiziana è stata tenuta lontana
dallaguerra e dalla resistenzapalestinese. All'interno del regime, la corrente « di
sinistra»batteva in ritirata, e il potere eraconcentrato nellemani di Nasser e della
«destra». Sul piano internazionale, USA e URSS stavano per raggiungere un
accordo. I l Piano Rogers comportavanecessariamente la liquidazione della resi-
stenzapalestinese, e infatti ad un mese dalla suaaccettazione da parte egiziana,
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