

zioni portò l'80% dell'industria egiziana sotto i l controllo ..statale. Nei 38 nuovi
organismi pubblici che dovevano gestire i l settore statale dell'industria, i l potere
esecutivovenne spartito tra i manager delle imprese già esistenti e i nuovi manager
nominati dall'esercito e dall'amministrazione. Una volta acquisito l'effettivo con-
trollo sul settore industriale, lo Stato inaugurò i l suo programma di industrializ-
zazione, i cui poli territoriali erano la diga di Assuan e i l complesso siderurgico a
Helouan nelle vicinanze del Cairo.
A questo processo di industrializzazione negli anni '60. si accompagnò la
creazione di un'organizzazione politica, l'Unione SocialistaAraba, e di un'ideologia,
il Socialismo Arabo, che costituivano i l risvolto politico delle scelte economiche
del regime. Sia dall'analisi dell'Unione Socialisia e della sua ideologia che dall'ana-
lisi delle riforme economiche e sociali realizzate, risulta chiaramente che i l « socia-
lismo » egiziano rappresentava l'introduzione del sistema capitalistico mediante
l'apparato statale. Ed è stato appunto quando l'apparato statale ha completato la
suaevoluzione (verso la metà degli anni '60), che i l carattere di classe dell'intero
processodivenne chiaro e si profilò un'opposizione popolare.
Tre aspetti contribuiscono ad illuminare i l rapporto tra l'ideologia « socia-
lista » e la trasformazione capitalista: la riforma della terra, la gestione dell'indu-
stria, e la stessaUnione Socialista.
I 30 milioni di egiziani sono concentrati sul 2% del territorio: lungo i l Nilo
enella zona del Delta. I l resto del paese è spopolato. Dal '52 ci sono state tre
riforme agrarie ( '52, '61, '69) che hanno portato alla progressiva riduzione delle
dimensionimassime degli appezzamenti che ogni famiglia o proprietario terriero
poteva avere e alla distribuzione delle terre espropriate ad altri contadini. La
conseguenzaprincipale della riforma agraria è stata in ogni modo quella di aumen-
tare i l numero di contadini con 5-50 acri di terra, mentre la percentuale dei senza
terra ha continuato ad aumentare, poichè le terre tolte ai più grossi proprietari
terrieri sono state redistribuite tra i contadini relativamente benestanti. I l 70-80%
dei contadini egiziani è ancora senza terra. Nello stesso tempo, i limiti massimi
sono stati spesso elusi dalla vecchia aristocrazia terriera e dai nuovi agrari arric-
chitisi sotto i l regime. Nel '66 si scoprì che una famiglia possedeva 2.320 acri,
mentre i l massimo concesso era 100 acri. I n qualcuno dei 4.000 villaggi della
campagnasono sorte delle cooperative, maanchequeste sono controllate dai conta-
dini ricchi, i quali hanno in mano i l credito e le attrezzature, e si sono registrati
dei tassi d'interesse fino al 5% settimanale per i prestiti fatti dalla cooperativa
ai -contadini poveri.
Analoga situazione esiste nell'industria. Sebbenesiano ora dei funzionari dello
Stato a dirigere le imprese industriali, spesso sono rimasti al loro posto i vecchi
manager e i proprietari. Gli uni e gli altri saccheggiano i l surplus e si concedono
lauti stipendi. Quando alla fine degli anni '50 venne introdotto i l concetto della
«ishtirakia » socialista, questa « partecipazione » significava controllo dello Stato
mediante la sua partecipazione al capitale privato. Questo è quanto è accaduto.
Ad esempio, la diga di Assuan, la massimaopera egiziana, fu realizzata in collabo-
razione col settore privato e con le compagnienazionalizzate nelle quali gli impren-
ditori privati avevano un grosso peso. I commerci al minuto e molte costruzioni
sonoancora in mano a privati.
Lo sviluppo dell'apparato statale e l'introduzione di queste riforme econo-
michehanno determinato unamassicciaespansione dei consumi nelle classi medie,
consumi che riflettono l'aumento dei redditi di quegli strati sociali chehannomono-
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