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consolidare il consenso al regime. Ma la chiave effettiva di questomutaménto stava

altrove: se gl i israeliani hanno rifiutato l'apertura di Sadat è almeno in parte

perchè si rendono conto che non ci può essereuna soluzione duratura del conflitto

senza i l superamento della contraddizione non solo tra sionismo e palestinesi, ma

anche tra sionismo ed Egitto. La soluzione d i questa contraddizione è ormai

possibile; la soluzione dell'altra invece, per i l sionismo, è possibile soltanto con la

completa liquidazione della resistenzapalestinese. In maggioHussein doveva ancora

attuarla e finchè non l'avesse fatto, gli israeliani non avevano alcuna ragione per

accettare una pace parziale.

Nel luglio del '71 Hussein è riuscito infine a schiacciare la resistenza nel suo

territorio con una spietata distruzione delle ultime basi dei fedayin nelle foreste

della Giordania settentrionale. Gl i egiziani hanno ripetuto i l loro solito gioco,

condannando verbalmente Hussein, e attaccando nello stesso tempo i l Fronte

Popolaresenzaminimamente opporsi alla repressione.

La vera posizione di Sadat sul problema palestinese si è rivelata in giugno

in occasione del trattato con re Feisal. Dopo una settimana di negoziati tra i due

leaders ad Alessandria, una delegazione congiunta con alla testa Saqqaf ( ministro

degli esteri di Feisal) e el-Kholi ( il Kissinger egiziano, l'uomo di fiducia di Sadat)

èstata inviata adAmman a premere sul re perchè non calcasse troppo la mano con

la repressione. Tale miserabile alleanza controrivoluzionaria tra l'Egitto e l'Arabia

Saudita è stata naturalmente imbastita per garantire i due regimi contro le simpatie

interne per la Palestina, ma è anche servita nel Golfo Persico ad assicurare l'appog-

gio egiziano al reazionario piano britannico di un'unione degli emirati arabi. A

parole Sadat ha criticato l'operato di Hussein e indubbiamente può aver disap-

provato i metodi adottr ti dal re giordano. Sta di fatto però che la liquidazione della

resistenzapalestinese corrisponde agli interessi di Sadat nella misura in cui contri-

buirà a un'effettiva distensione con Israele. Resta poi da vedere se gli israeliani

sianoabbastanza intelligenti da rendersene conto.

Negli affari interarabi, Sadat ha fatto un gioco dello stesso tipo. Già si è

visto i l suo pieno appoggio alla politica reazionaria dell'Arabia Saudita nel Golfo

Persico. Per i l Marocco, dopo i l fallito colpo di stato del 10 luglio, l'Egitto è

rimasto alla finestra: la stampa egiziana ha attaccato Oufkir dandogli del « boia »,

ma la mistificazione dell'« unità araba» gli ha impedito di lanciare un aperto attacco

are Hassan: el-Kholi è stato anzi inviato a Rabat a calmare i l re in modo da

sottrarre i l regime egiziano ai contraccolpi della mancata sollevazione. Dopo i l

Marocco e la Palestina è venuto i l Sudan. E' accertato che gli egiziani sono inter-

venuti attivamente nel Sudan dove assieme alla Libia hanno organizzato e appog-

giato i l controcolpo di stato del 22 luglio. Parlando al Cairo i l giorno successivo,

Sadat ha salutato i l ritorno di Nimeiri: « La Federazione delle RepubblicheArabe

ènata con le unghie e con i denti », ha dichiarato. Pare che aerei egiziani abbiano

riportato indietro forze sudanesi di stanza nella zona del canale facendole atter-

rare nelle basi aereeegiziane a nord di Kartum. Nimeiri era da tempo circondato

dauna cricca di ufficiali egiziani e di sudanesi al loro soldo, e i l colpo di stato di

sinistra a Kartum rappresentava unaminaccia diretta a questi interessi egiziani. Per

cui Sadat e i libici, mentre non avevano alcuna voglia di intervenire in Giordania

afianco dei palestinesi, erano invece anche troppo disposti a schiacciare i l movi-

mentopopolare in Sudan, lanciando un attacco isterico contro i comunisti.

Gli avvenimenti di Giordania e del Sudan, del, Marocco e del Golfo Persico

hanno chiarito la natura di classe del regime di Sadat e della politica di unità

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