

mediaamericani e in certi settori della stampa borghese europea ( si veda, per
esempio, i l fondo del « Times » del 16 agosto '71: « Il Giappone deve guardare
in faccia alla realtà »). I l 14 agosto la ufficiosa Japan External Trade Organization
hapubblicato i risultati di uno studio chemostrava come le esportazioni del Giap-
ponesarebbero presumibilmente aumentate ad un tasso annuale del 17%, fino
araggiungere la cifra di 41.530 milioni di dollari entro i l 1975 — a meno che lo
yen non subisse una svalutazione.
Il
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agostosono arrivate le misureeconomiche di Nixon. Per quanto riguarda
il Giappone, i due aspetti che contavano veramente erano: la sovrattassa del 10%
sulle importazioni e i provvedimenti sulla non convertibilità del dollaro, destinati
aspingere Tokyo a rivalutare lo yen.
A)
La sopratassa sulle importazioni:
questa misura è stata accompagnata da
benorchestrati discorsi sulla promozione delle esportazioni dell'industria ameri-
cana,compresa la proposta del DISC giàmenzionata; in più naturalmente, il conge-
lamento dei salari per 90 giorni ( nel quadro di una inflazione capitalistica a livello
mondiale) si traduce in un ulteriore riaggiustamento della bilancia della « compe-
titività » a favore degli americani. Prima della « NEP » di agosto, i l 30% circa
delle esportazioni giapponesi prendevano la via degli Stati Uniti.
Il Giappone ha reagito in diversi modi: in primo luogo, ha chiesto agli Stati
Uniti di sopprimere la soprattassa, e ha appoggiato questa richiesta con una duris-
sima nota inviata al governo americano i l 31 agosto, nota che ha avuto gli onori
della prima pagina sulla stampa inglese. I l « Times », ad esempio, riportava a
grossi caratteri: « Il Giappone avverte l'America di aver la forza di attuare rappre-
sagliecommerciali », affiancandolo con un importante articolo di fondo dal titolo:
«Nixon si è dimenticato di Tokyo? », in cui si manifestava i l timore che la Gran
Bretagnaavesse puntato sul cavallo sbagliato sottoscrivendo•così servilmente tutti
i piani di Nixon. I l Giappone ha ufficialmente calcolato che la sopratassa del 10%
gli costerà qualcosa come 2.400 milioni di dollari di guadagni d'esportazione nel
soloanno fiscale in corso. In secondo luogo, i l Giappone ha tentato di affrettare
la stipulazione dei vari accordi « volontari »: i l più importante di questi è l'accordo
sulla limitazione all'esportazione dell'acciaio, la cui conclusione è stata annunciata
alla fine di agosto — un annuncio immediatamente smentito da Washington; da
rilevare, in proposito, che i giapponesi hanno fatto di tutto perchè l'esportazione
delle merci coperte da questi accordi volontari fossero esentate dalla sopratassa.
In terzo luogo, i l Giappone ha ampliato i piani e accelerato i tempi del dirotta-
mento delle esportazioni vitali verso altri mercati, in particolare verso l'Europa: la
grossacasa automobilistica Nissan ha già annunciato l'intenzione di lanciare una
offensiva sul mercato britannico (22 agosto). I n quarto luogo, i l Giappone ha
minacciato di rallentare, fermare o perfino capovolgere i l già preannunciato pro-
gramma d i riduzioni doganali, e di rendere più difficile l'accesso del capitale
straniero in Giappone sotto forma di investimenti.
B) Per quanto riguarda la questione dei rapporti monetari tra dollaro e yen,
occorre anzitutto sottolineare che i l Giappone, come la Germania, è venuto accu-
mulandounagrossaeccedenza di riserve per ragioni di solidarietà con il dollaro; in
effetti, la maggior parte delle riserve giapponesi sono state accumulate sotto forma
di dollari americani. Naturalmente, per i l Giappone questo ha costituito un forte
argomento contro la svalutazione del dollaro. Fatto sta che in agosto, come già
in maggio, i l Giappone si è schierato decisamente dietro l'America: ha ritirato dal
mercato 88,1 milioni di dollari i l venerdì precedente l'annuncio della NEP; e
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