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voci (nei tessili), ma fossero limitati ai prodotti le cui importazioni sono
rilevanti... I negoziatori americani sembrano disposti a fare poche concessioni e i
fabbricanti di tessili di Osaka ritengono a ragione di essere chiamati a fare da capri
espiatori per i guai dell'industria tessile americana » (Malcolm Crawford, « Sunday
Times », 29 novembre 1970). Per i giapponesi, naturalmente, i tessili non sono
unavoce di esportazione tanto importante; complessi manufatti come gli apparec-
chi televisivi e le turbine stanno acquistando un'importanza assai maggiore; s i
aggiunga che i l Giappone ha dimostrato un'abilità senza uguali nello spostare le
proprie esportazioni da un mercato all'altro — se una legge commercialepasserà
al Congresso, i l Giappone investirà presumibilmente altri mercati attualmente
controllati da venditori europei relativamente poco competitivi (10).
Unacosa è certa, che i rapporti nippo-americani nel 1971 si sono guastati. In
gennaio, Mills ha annunciato che avrebbe ripresentato i l suo disegno d i legge
senzaattendere, come avevaprecedentemente affermato, l'esito dei colloqui nippo-
ainericani. In quel momento, ciò è stato interpretato comeun'ennesimamossa della
guerrapsicologica contro i giapponesi. Nello stesso tempo, l'amministrazione decise
di intensificare la campagna antigiapponese su basi più razionali. I l Tesoro ( in
particolare nella persona del Vice Segretario Eugene Rossides) incominciò a
muoversi contro alcuni dei principali prodotti d'importazione giapponesi: venne
inaugurata la più grossaoperazione anti-dumping mai condotta dal Tesoro proprio
contro l'importazione di apparecchi televisivi e di elementi elettronici dal Giappone
(le esportazioni giapponesi di apparecchi televisivi negli Stati Uniti ammontavano
nel 1969 a 264 miliardi di dollari), rimettendo in vigore i l vecchio anti-dumping
Act del 1921, rispolverato per l'occasione. E si noti che, nonostante le giustifica-
zioni d i Washington fossero del tutto sproporzionate, i produttori giapponesi
stavano in effetti sfruttando i l mercato interno vendendo gli apparecchi televisivi
ad un prezzo relativamente più alto di quello fatto negli Stati Uniti. La mossa di
Rossides ha messo in moto una grossa protesta dei consumatori giapponesi con
effetti positivi. Nel febbraio di quest'anno, tre delle principali compagnie siderur-
gicheamericane rivolsero un'interpellanza al Tesoro per un presunto dumping
giapponese nel campo dei laminati di acciaio inossidabile (nel 1970 i l Giappone
fornì più del 26% sdel totale di laminati d'acciaio inossidabile venduti negli Stati
Uniti). A i primi di marzo, Henry Ford accennò a un dumping giapponese sul
mercatoamericano dell'automobile. Tutta questamanovra improvvisa sul fronte del
dumping va vista come un'offensiva complementare e più razionale per tentare di
costringere Tokyo a più miti consigli.
In seguito all'aumentata pressione americana, i l Giappone ha annunciato alla
fine di febbraio di quest'anno che la sua industria tessile proponeva un nuovo
piano basato sulle limitazioni volontarie: i n base a ,questo piano, l'esportazione
giapponese di tessili sarebbe stata contenuta entro un aumento del 5% nel primo
anno e del 6% per i due anni seguenti, nel quadro di un contingentamento com-
plessivo ( in altri termini, senzanessuna restrizione particolare per gruppi di prodotti
(10) La CEE ha adottato nel complesso una politica estremamente protezionistica nei riguardi
del Giappone, e l'Italia più di tutti gli altri paesi. Vale la pena di osservare ché i l Segre-
tario al Tesoro americano Connally, in un discorso pronunciato a Mon&co i l 28 maggio
197.1, ha fatto più volte riferimento alle posizioni protezionistiche della CEE verso i l
Giappone, facendo anche sapere che Washington sta premendo in particolare sulla Comu-
Thità perchè consenta un maggior accesso alle merci giapponesi, allo scopo di allentare
la pressione sul mercato americano.
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