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fondita discussione tra i principali stati capitalistici circa i loro rapporti monetari,

finanziari e commerciali (3). Enormi cambiamenti sono avvenuti in questi ultimi

4anni. Di particolare rilevanza per i l nostro argomento: • i) i l rapido e costante

sviluppo economico del Giappone (4); 2) la crescentearmonizzazione delle poli-

ticheeconomiche nella comunità• europea (compresa la decisione di uniformare le

politiche economiche verso i l Giappone); 3) la recessione negli Stati Uniti, con

i suoi risvolti di disoccupazione (che crea un clima psicologico di protesta contro

laminaccia al posto di lavoro) e di inflazione (che permette agli imprenditori di

lamentarsi della « slealtà » attuale della « libera » concorrenza).

Ma la legge commerciale e l'atteggiamento di Nixon nei negoziati col Giap-

pone si spieganosolamente alla luce dell'impegno assunto da Nixon con gli interessi

tessili del Sud di proteggere le loro poco competitive ancorchè altamente reddi-

tizie aziende (5). E' un fatto chenessuno si sogna di negare: «La ragione fonda-

mentale per cui l'amministrazione Nixon aveva deciso di appoggiare la legislazione

sul contingentamento unilaterale dei tessili è politica. I l presidente Nixon mira a

rafforzare la posizionesuae del suo Partito negli stati del Sud» ( Anthony Thomas,

«Times », 29 giugno 1970); « Nixon deve la sua designazione a- candidato presi-

denziale nel 1968 al senatore Strom Thurmond, del Sud Carolina, e considera

questo debito comequalcosa di sacro » ( « Newsweek », 22 marzo 1971).

Inoltre l'accordo del 1969 sul ritorno di Okinawa al Giappone conteneva un

certo numero di clausole segrete. All'epoca in cui l'accordo fu reso pubblico, era

opinione corrente che Okinawa sarebbe « tornata » automaticamente al Giappone

per il 1972. Rispondendo alle interrogazioni al parlamentogiapponese, Sato dichia-

rò che le cosestavano così. Gli americani ponevano invece esplicitamente due condi-

zioni fondamentali per il ritorno: l'intero accordo dovevaessere rivisto se la guerra

in Indocina non fosse stata « sistemata » in modo soddisfacente per i l 1972; ci si

rifiutava di estendere ad Okinawa i l bando delle armi nucleari di cui i l Giappone

gode,anchesefosse tornata adessereparte integrante del Giappone (6). Quindi alla

fine del marzo 1971 Nixon annunciò che i l ritorno dovevaessere ratificato da un

trattato formale, che richiede la maggioranza dei due terzi al Senato degli Stati

Uniti —maggioranzachenon poteva otteneresenza l'appoggio del sud protezionista.

L'attuale legge doganale è una conseguenza dei colloqui nippo-americani.

Questi colloqui sono stati inizialmente condotti dal ministro del commercio di

Nixon Stans, un arrogante uomo di destra che è riuscito a inimicarsi non solo i

giapponesi, ma anche molti americani. Stans è stato poi liquidato, non prima però

(.3 ) I l « Times » del 1 gennaio 1971 riferiva che fonti vicine al •governogiapponese suggeri-

vano l'apertura di una nuova serie di trattative, « denominabili Japan Round », allo scopo

di promuovere un ulteriore accordo internazionale sulla riduzione a termine delle tariffe

doganali, con decorrenza a partire dalla conclusione dell'attuale Kennedy Round nel 1972.

( 4 )

Philip Trezise, Vicesegretario all'Economia ed ex-addetto commerciale dell'Ambasciata

americana a Tokyo, prevede un attivo della bilancia commerciale giapponese per i l 1975

di circa 12 miliardi d i dollari.

( 5 ) La storia delle relazioni nippo-americane nel campo dei tessili e la politica degli interessi

tessili del Sud sono esaurientemente esaminate nel libro di Warren S. Hunsberger,

Japan

and the United States in World Trade, New York, 1964.

( 6) Mentre Sato dichiarava alla Dieta giapponese che Okinawa sarebbe stata denuclearizzata,

Washington metteva in circolazione una copia largamente censurata del verbale di una

discussionecongressuale in materia, dove si afferma che la restituzione « non pregiudi-

cherà issolutamente » la libertà militare usufruita in precedenza dagli americani a Okinawa

(vedi K. Nakamura,

Somebody's lying, «Far

Eastern Economic Review » n. 37, 12

settembre 1970,

p. 14).

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