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a Sraffa, dal la Genesi a l Giudizio Universale, ecc. ecc. Ma diet ro l a (appa-

rente) complessità di questo mastodontico edificio teorico, d i questo sistema

«chiuso » — che può forse ( o poteva pr ima del '68) cost i tuire un elemento

di fascino per qualcuno — s i scopre un'impressionante, asf i tt ica schemati-

cità, una grande povertà d i articolazione. Non credo qu i nd i che s i faccia

torto, i n verità, al le tesi d i Napoleoni se esse vengono presentate, come s i

farà qui , i n forma, appunto, schematica.

Nella pr ima parte d i questo scri tto verrà esaminato i l pr imo saggio del

capitolo citato, « Sul concetto d i alienazione », l a seconda parte è dedicata

all'esame del secondo saggio, « Sul concetto d i capitale », e al la -discussione

di alcuni problemi lasciati apert i in precedenza.

Credo si possa dimostrare — e mi c i proverò i n quel che Segue c h e

tutta

l'interpretazione che Napoleoni dà del pensiei-o marxiano non ha

alcuna

base testuale. L a violenza fat ta a i tes t i d i Marx, con ci tazioni t o l t e da l

contesto, mut i late o completamente travisate credo possa trovare precedenti

solo negli scri tt i dei teorici della Seconda Internazionale (si veda per esempio

quanto riferisce Col letti i n

Ideologia

e

società,

Laterza 1969, pag. 144, nota;

l'introduzione di Colletti a Bernstein è, sia detto per inciso, una buona intro-

duzione a Napoleoni).

Una vol ta per tut te: non s i vuole mettere i n dubbio l a buona fede d i

Napoleoni ( l a sua eventuale « cattiva fede » sarebbe del resto indimostrabi le

e i l problema è irri levante). Va ri levato tut tavia che

anche i n questo caso,

come allora, l 'appello al l 'autorità d i Marx è oggettivamente d i grande aiuto

nell'operazione pol itica condotta oggi dai collaboratori della « Rivista Trime-

strale » all ' interno o nei confronti del P.C.I. (Si veda a questo riguardo quanto

scrive Sweezy d i Bernstein e della sua « tattica » i n

La teoria del lo sviluppo

capitalistico,

Einaudi 1951, pag. 251).

Vorrei fosse chiaro che la mia non intende essere una difesa dell'ortodos-

sia, ma mi seinbra che: 1) se le basi di una dimostrazione o di un'argomenta-

zione sono costituite da brani di altro autore in cui i l pensiero di quest'ultimo

è stato completamente travisato, i l rinvio non è legittimo: esse

vanno autono-

mamente giustificate,

e non possono essere imposte al lettore come «r isul tat i

ormai acquisiti »; 2) se si vogliono, come è certo necessario, « fare i conti con

Marx », bisogna far l i sul serio, non creando un feticcio, imponendogli i l nome

Karl Marx, e considerandolo come « un soggetto estraneo, indipendente »

(dal canto mio, per evitare equivoci, battezzerò questo fet iccio Marx-Napo-

leoni); 3 ) l ' impiego ( t i p i co degl i autor i del la «Ri v i sta Tr imest rale ») d i

termini d i significato• ormai acquisito per indicare categorie o concetti

total-

mente r idef ini t i

è i n teor ia legittimo, ma i n prat ica è fonte d i confusione

(di cu i le pr ime vi t t ime sono forse propr io g l i autor i i n questione). Resta

i l fat to che questa confusione può rivelarsi ut i le per i mot i v i « tattici » a

cui si è accennato.

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