

5. Conclusioni (che non ci sono)
Mi scuso con i let tor i dei « Quaderni piacentini ». Questo è un art icolo
«aperto » (per non di re disordinato e inconcludente). Espone var ie ipotesi
e dubbi, e l i presenta ai compagni sinologi e anche a quel l i che non lo sono,
perchè queste cose riguardano tut t i e non solo gl i esperti. M i scuso d i non
poter fare d i più, ma non ho le idee sufficientemente chiare. Temo non l e
abbia nessuno, almeno t ra quelli con cui parlo o che leggo abitualmente. Ora
vorrei elencare quelli che a mio parere sono i Quattro Pericoli Principali, per
usare un modo di esprimersi caro ai cinesi ( i Tre Ar t icol i p i ù let t i , i Quat-
trocentottantacinque Gravi Ammonimenti agl i USA, ecc.):
a)
I l
Primo Pericolo è quello di mettersi a fare gl i anticinesi a oltranza,
da sinistra. Mi deprime un po' l ' idea d i un ragazzetto con un po' d i movi-
mento studentesco dietro le spalle che si mette a trattare da venduti e tradi-
tori Mao Tse-tung, Chou En -lai e gl i a l t r i di r igent i cinesi. Non per rispetto
delle autorità, ma perchè questi personaggi hanno guidato, da cinquant'anni
a questa parte, la p i ù grande rivoluzione del nostro secolo, e continuano a
guidarla in mezzo a di ff icol tà d i ogni genere. E poi, per criticare bisogna i n
primo luogo studiare e capire. Capire qual è stata la situazione reale i n cui
i cinesi hanno cominciato a costruire i l comunismo nel l oro paese. Capire
come per loro i l pericolo di una guerra sia stato (e sia tut tora) sempre pre-
sente, e sempre affrontato con serenità e coraggio, senza isterismi. Capire
come
i l
problema del rapporto t ra la pol itica estera' di uno Stato socialista,
Stato f ra Stati, e la rivoluzione mondiale, sia un problema necessariamente
complesso, contraddittorio, non univoco, come tut ta l'esperienza dell'URSS e
della Terza Internazionale ha ampiamente mostrato. E ' un problema per l a
cui soluzione non esistono ricette sempre valide, ma che è fat to d i equi l ibr i
diffici l i, quotidiani, spesso dolorosi. I n questo momento, mol t i d i noi hanno
l'impressione che l 'equi l ibrio t ra diplomazia e rivoluzione, nel la pol i t ica dei
compagni cinesi, si stia rompendo i n favore della prima. Ma nessuno d i noi
è certo di sapere « cosa avrebbe fat to al loro posto ».
b)
I l Secondo Pericolo è quel lo d i fare i fi locinesi a oltranza. Ar ram-
picarsi sugl i specchi per giustificare ogni mossa dei compàgni cinesi non è
utile ne a loro né a noi. Noi abbiamo bisogno d i capire meglio i nostr i pro-
blemi e le nostre di ff icol tà. Abbiamo bisogno d i una teor ia che scaturisca
dalla nostra prassi, qu i e ora. E i compagni cinesi hanno bisogno del la
critica di chi vive in situazioni diverse e lontane da quelle che loro conoscono
direttamente. Che i nostri vari m-1, UCI e OCI inneggino alla grande vi t tor ia
del popolo cinese che sarebbe cost i tui ta da l viaggio d i Ni xon è una cosa
assolutamente improduttiva, ol tre che farsesca. Al contrario, occorre avere i l
coraggio (e la chiarezza, che è tut ta da conquistare) necessari per forni re ai
compagni cinesi informazioni, obiezioni, cri t iche. Ogni t imore reverenziale
sarebbe f uo r i posto. Una vol ta u n compagno m i diceva che certe nost re
critiche ai cinesi fanno venire in mente San Marino che faccia la voce grossa
con la Cina. I n realtà, dopo di allora, mi pare di aver letto ( in giugno, se non
mi sbaglio) che la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica di San Marino
si sono riconosciute a vicenda e hanno f i rmato un patto di mutuo rispetto o
qualcosa del genere. A parte queste curiosità, non vedo perchè si dovrebbero
tacere le proprie critiche quando si pensa che siano fondate. Al t r iment i , si
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