

interimperialiste, dal l 'al tro lato sembra invece propr io dimostrare l a rapi -
dità con cu i s i ricompongono i general i interessi del l ' imperial ismo mon-
diale, sot to l a direzione de i grandi monopol i multinazional i. Bisognerebbe
saperne d i più. E così bisognerebbe sforzarsi d i capire megl io cosa succe-
derà ora, dopo questa estate così movimentata. Per dirne una, è probabile che
il graduale r i t i ro degli USA dal l 'Indocina e la ristrutturazione del l ' imperial i-
smo in seguito alla crisi del dol laro comportino un acuirsi delle tensioni i n
Europa (è qui che gli Stati Uniti esporteranno di fatto i l loro Vietnam, interno
ed esterno), e cioè proprio nel settore che i compagni cinesi hanno f ino ad
ora p i ù trascurato. Ma non pretenderemo cer to che siano i compagni d i
«Vento dell 'est » a spiegarci queste cose. Al t re, invece, pot remmo chieder-
gliele, perchè la loro competenza e i mezzi di informazione di cui dispongono
l i mettono i n grado d i forni re con tributi assai important i . Per esempio, a
me piacerebbe sapere qualcosa d i p i ù preciso sui termini at tual i del la lot ta
di classe e della lot ta ideologica i n Cina, dal momento che stento a credere
che i l I X Congresso abbia messo tut to a posto. Con questo non voglio di re
che i revisionisti stiano silenziosamente tornando al potere e che la « nuova »
diplomazia cinese sia opera loro. Al contrario, sono t ra quel l i che ritengono
che non c i sia una sostanziale soluzione d i cont inui tà nel la pol i t ica estera
cinese, anche se i n passato i o e (temo) mo l t i al t r i non abbiamo capito f ino
in fondo certe implicazioni. Credo che a cambiare pol itica, p i ù che i cinesi,
siano stati gl i al tr i . Alcuni gruppi monopolisti hanno cominciato a guardare
con interesse, sia pure i n una prospettiva d i lungo periodo, al l 'apertura d i
nuovi mercati; alcuni governi borghesi (leggi i l Canada, ma anche l ' I tal ia)
hanno intravisto l 'ut i l i tà di una copertura a sinistra in un momento in cui ci
si apprestava a colpi re l e avanguardie rivoluzionarie e i o a i nt rodur re i
revisionisti nell'area governativa. Gl i Stat i Un i t i hanno cercato una via per
uscire dal pantano vietnamita e dal la cr isi economica e sociale. I cinesi s i
sono l imi tat i ad approfittare di tutto questo. Ma qualche differenza di accento,
tra i vecchi e i nuovi documenti, mi pare ci sia. E poi c'è un episodio curioso,
fosse non del tut to insignificante. Wi l f red Burchet t ha pubbl icato i n « Afri-
casia » sensazionali rivelazioni (poi riprese da mol t i giornal i) s u un gruppo
di estrema sinistra che durante l a rivoluzione cul turale avrebbe pericolosa-
mente minacciato l a di r igenza maoista, indi r izzando l a p r op r i a at t i v i tà,
soprattutto verso i l Ministero degl i Esteri . Ora, queste sensazionali rivela-
zioni non lo sono proprio per niente, perchè l'episodio è notissimo da tempo
e, per esempio, l 'Esmein g l i dedica un lungo capi tolo de l suo l i b r o sul la
rivoluzione culturale. Ma Burchett è un giornalista notoriamente informato,
ben introdot to a Pechino, che dà spesso l'impressione d i prendere l ' imbec-
cata nel momento voluto. Perchè torna fuor i oggi questa polemica contro gl i
estremisti d i sinistra, avventuri sti i n pol i t ica estera?
Io credo che i compagni d i « Vento dell'est », pu r continuando a infor-
marci sulle scuole cinesi e sulla comune di Dazhai, potrebbero cercare di di rci
qualcosa di più anche su queste cose. E, se me lo permettono, dedicare meno
energie a giustificare e conciliare tut to (10).
(10) Un'altra richiesta che andrebbe forse rivolta ai compagni sinologi riguarda la necessità
di una documentazione p i ù precisa (se possibile) sul la situazione economica del la
Cina, sul suo bisogno di ricorrere al commercio estero per ottenere materie prime e
beni strumentali necessari al suo sviluppo economico, ecc.
Non aver tenuto minima
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