

a def ini r l i così, N.d.R.] e nei cui ranghi si sono inf i l trate spie straniere. Noi
siamo totalmente d'accordo con l a posizione corretta cui Vost ra Eccellenza
si riferisce, che consiste nel difendere la sovranità del lo Stato e nel proteg-
gersi da ogni ingerenza straniera » (8) . Al t ro che centenario del la Comune!
Ma torniamo a i compagni sinologi. «Vento del l 'est » ha pubbl icato nel
n. 22 un art icolo redazionale (corredato da interessanti document i) che s i
segnala, come. sempre, per l a sua serietà, piut tosto rara i n questo campo.
Si consiglia a tut t i di leggerlo. Tuttavia, non posso nascondere, anche i n que-
sto caso, i miei dubbi . A par te l a ripresa dell'interpretazione del la Col lott i ,
a mi o parere schematica ed errata, del la questione pakistana, l 'ar t icolo d i
«Vento dell'est» è tut to incentrato nel tentativo di spiegare che non bisogna
essere settari, che per battere i l nemico principale bisogna r iusci re a iso-
larlo, a creare cont ro d i l u i un vasto f ronte un i to (9) . A questo scopo s i
riportano i n appendice una serie d i documenti relat ivi al la svolta d i Sian e
alla formazione del f ronte uni to antigiapponese. Solo che, ne l frattempo, i
cinesi hanno invi tato Nixon a Pechino, dopo che l 'ar t icolo d i « Vento del-
l'est » era stato scritto. Ora, i o pensavo che
i l
nemico principale, quel lo da
isolare e da battere, fosse l ' imperial ismo americano, d i cu i Nixon è i l sim-
bolo vivente. E al lora i l paragone con l a svol ta d i Sian non m i è mo l t o
chiaro. I cont i m i tornerebbero d i p i ù se ne l 1937 o g i ù d i l ì i compagni
cinesi avessero invi tato l ' imperatore Hi rohi to a Yenan: Ma non vogl io fare
dell'ironia. Desideravo soltanto segnalare alcune cose. La pr ima è che i com-
pagni d i « Vento del l 'est » compiono sforzi apprezzabi l i pe r conci l iare l a
politica estera cinese, l a teor ia maoista e l a rivoluzione mondiale, ma che
questi sforzi non ottengono sempre r isul tat i convincenti, perchè partono da
una posizione difensiva e giustificazionista. Ogni vol ta che i cinesi ne com-
binano una,
i l
fat to va inquadrato i n tut to un vasto disegno generale che i
cinesi hanno, e che si identificherebbe con la strategia della rivoluzione mon-
diale. I o ho paura che le cose stiano un po' diversamente, e cioè che i cinesi
decidano le loro mosse i n maniera assai intelligente al l ' interno d i una • loro
strategia internazionale, che però non s i può identificare
t ou t cour t
( e non
è colpa loro) con la strategia della rivoluzione mondiale. Se si vuole, si può
aggiungere che loro, almeno, una strategia internazionale ce l'hanno, mentre
noi, i n Occidente, abbiamo solo f ramment i d i una strategia. E questo è ap-
punto i l nostro compito: par t i re da una correttà analisi delle classi d i casa
nostra pe r r iusci re po i a inquadrar la i n una teor ia rivoluzionaria u n po '
meno provinciale d i quel le che circolano. E capire megl io alcuni problemi
che spesso proprio i compagni cinesi hanno i l mer i to di porre. C'è per esem-
pio questa faccenda del le contraddizioni interimperial iste, s u c u i non s i
riesce a leggere nul la di convincente. Anche la recente cr isi monetaria, se da
un lato sembra confermare, nel suo esplodere, la teoria delle contraddizioni
(8)' « Le Monde », 30-31 maggio.
(9) Anche la Signora Macciocchi, nel corso del suo importante viaggio in Cina, ha
creduto
di capire qualcosa d i analogo a quanto sostengono i compagni d i « Vento dell'est »:
«
Credo
ad ogni modo che oggi l a strategia diplomatica cinese st ia nella convinzione
che ogni smagliatura nel blocco diretto dagli Stat i Uni t i sia un successo per la Cina
e un insuccesso per gl i Stat i Uni t i [ . . . ] La Cina conàidera i l suo nemico prindipale
gli Stati Uniti. Perciò fa quel che le è possibile, per indebolirne le posizioni politiche. I l
reciproco riconoscimento con l ' I t a l i a è stato valutato,
credo,
i n questa chiave »
(Dalla Cina,
Mi lano, Feltrinel l i, 1971, p. 119. Corsivi miei ,
G.S.).
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