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Per for tuna s i sono accort i i n tempo che non ne valeva l a pena. Forse l a

delusione l i ha spint i a essere estremamente disincantati, prudenti, parchi di

riconoscimenti e d i aiut i , verso i moviment i rivoluzionari d i tut to i l mondo.

Fin qui passi. Quello che lascia più perplessi è che sembrano essersi accort i

assai poco d i quanto l a l ot ta d i c l ase sia andata avant i negl i u l t imi t r e

anni, per esempio, nell'Europa occidentale. Possibile che l 'Europa gl i interessi

soltanto perchè i l MEC può infl iggere qualche colpo d i spi l lo agl i

USA

o

perchè grandi masse popolari manifestano anche qui, di tanto in tanto, contro

l'imperialismo? Perché questo sembra di capire, a sfogliare le loro riviste. Ma

allora è nostro compito sforzarci i n t u t t i i modi d i dimostrare ai compagni

cinesi, soprattutto nel la pratica, che s i sbagliano. O, per l o meno, chiedere

loro d i spiegarci megl io su cosa s i fondano le loro convinzioni. Adesso che

si fanno viaggi e che c i sono tante, tante ambasciate cinesi, quest i scambi

di informazioni e di idee potrebbero anche diventare un po' più facili...

f)

U n al tro problema, collegato al precedente. Sarebbe ora d i chiedersi,

andando un po' più a fondo, cosa intendono i compagni cinesi per «imperia-

lismo ». Leggendo i loro testi, si ha a volte l'impressione che l ' imperial ismo

sia una cosa f ra

stat i :

alcuni stat i imperial ist i (del Pr imo Mondo) o socialr

imperialisti (del Secondo Mondo) ne sfruttano e ne dominano al tr i (del Terzo

Mondo). Di conseguenza, l'attenzione è indirizzata sempre verso i colpi che

l'imperialismo riceve a l ivel lo statuale ( l e contraddizioni interimperial iste,

le contraddizioni tra. gli stat i borghesi e quel l i social-revisionisti, t r a quel l i

imperialisti e social-revisionisti e quel l i progressisti, desiderosi d i pace e d i

indipendenza, del Terzo Mondo). Assai meno si parla dei colpi infer t i al l ' im-

perialismo dal la lot ta d i classe al l ' interno dei paesi imperial ist i . Vorremmo

trovare test i p i ù chiari. Ma se è così, non siamo d'accordo. Imperial ismo e

capitalismo sono la stessa cosa. Vanno colpi t i dovunque e insieme. Una sola

è la lotta che unisce contadini vietnamiti e angolani, operai i tal iani e francesi,

negri americani. Uno solo è i l nemico. Questo, e solo questo, è i l senso dell'in-

ternazionalismo proletario. Riguarda le masse proletarie sfruttate, non i loro

governi.

g)

F i n o a qualche tempo fa i compagni cinesi tenevano molto alla distint

zione t ra popol i e governi. La fanno ancora,

en passant, ma

i l senso del la

distinzione appare sempre meno chiaro, e l e loro attenzioni sembrano vol-

gersi sempre p i ù a i governi e meno a i popol i. Per esempio, non s i capisce

bene a cosa si riferisCano quando scrivono che « i l popolo palestinese e g l i

al tri popol i arabi» proseguono coraggiosamente l a loro lot ta contro l ' impe-

rialismo israeliano-americano. Per essere più precisi, si capisce l'allusione ai

palestinesi, perchè qui un « popolo» c'è davvero, che cerca d i difendersi dal

genocidio e d i riconquistare una propr ia ent i tà nazionale, che esprime e

matura un'avanguardia di classe, rivoluzionaria, antimperialista. Ma gl i « al tri

popoli arabi »? Sappiamo che racchiudono anch'essi un al to potenziale rivo-

luzionario, oggi represso o mistificato, ma destinato certamente ad aff iorare

in un futuro più o meno lontano (ce lo confermano, proprio in questi giorni,

i f a t t i d i •Heluan). Ma per ora, normalmente, l e masse arabe assistono da

spettatrici impotent i o deviate alle lot te d i palazzo che si svolgono a Dama-

sco, al Cairo, a Khar tum o a Casablanca; tut t 'al più, sono poi oggetto della

repressione de i vinci tor i . E al lora viene i l sospetto che pe r « al tri popol i

arabi » i cinesi intendano, in realtà Sadat, Nimeiri, Gheddafi, Assad o qualcuno

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