

orientale — su questo la Col lot t i sorvola è sempre stato una specie d i
colonia interna del Pakistan). E' stata propr io la progressiva radicalizzazione
delle masse a spingere Rahman ad assumere una posizione, più intransigente
nelle trattat ive con Yahia Khan e poi a proclamare l'indipendenza. Un gesto,
quest'ultimo, passabilmente avventurista ( su questo sono d'accordo con l a
Collotti), propr io perchè, per i l suo carattere d i classe, l a Lega Awami non
aveva fat to nul la per preparare le masse a l momento del lo scontro. Non le
aveva armate, e quando lo scontro è venuto i bengalesi si sono trovat i inermi
di f ronte all 'esercito pakistano massacratore. D'al t ra parte, l a sinistra f i l o -
cinese, che pure esisteva nel Bengala orientale da mo l t i anni , era stata a
lungo paralizzata dai buoni rappor t i esistenti t ra l a Cina e i l governo paki-
stano, e non aveva saputo cogliere i l potenziale rivoluzionario presente (con-
fusamente, se s i vuole) nel le aspirazioni del le masse bengalesi al l ' indipen-
denza. Così, quando le masse scesero in piazza, la sinistra fu presa in contro-
piede e non fu in grado di contendere alla Lega Awami la direzione del movi-
mento. Anche su questo, dunque, sono d'accordo con l a mi a amica Enrica:
sul carattere estremamente debole, appena embrionale, della direzione rivolu-
zionaria del Bengala orientale. Ma questo non era un
dato
immutabi le. Nel
momento stesso i n cu i s i scatenava una lot ta armata d i estrema violenza,
tutta questa situazione era destinata a modificarsi. Non occorre esser profeti,
perchè questa cosa è avvenuta inf ini te volte: col crescere del la lotta, la di r i -
genza piccolo-borghese sarebbe stata presto scavalcata, e s i sarebbe pro-
babilmente maturata una nuova dirigenza, i n grado d i interpretare l a co-
scienza rivoluzionaria delle masse. Questo, del resto, sta avvenendo, sia pure
nei l imi t i permessi da una repressione t r a le p i ù sanguinarie che l a stor ia
ricordi. Non basta, per l iquidare la questione pakistana, denunciare l'assenza
di un part i to marxista-leninista in grado d i dirigere la lotta. Un part i to rivo-
luzionario non si
fonda,
ma nasce e matura nella lotta: i l Part i to Comunista
Cinese è nato nel 1921 o sulle montagne del Kiangsi?
So bene che i l mio discorso pecca per eccessiva semplificazione dei termini.
Ma l a cosa che m i sembra p i ù sbagliata, e propr io da un punto d i vista
maoista, è di re: ne l giorno tale, al l 'ora tale, c'è un movimento che ha una
direzione di destra; ergo, non si può che condannarlo. Viene in mente Reggio
Calabria e la criminale faci l i tà con cui la si è abbandonata ai fascisti.
Ma c'è del l 'altro. E ' propr io vero che la secessione bengalese tornava a
tut to vantaggio del l ' India? Anche qu i « l'uno s i divide i n due ». Certo, se
la secessione fosse avvenuta p i ù o meno pacificamente, sot to l 'egida incon-
testata del la Lega Awami , non c ' è al cun dubb i o che l ' I nd i a n e avrebbe
ricavato un grosso successo: sconf i t ta de l Pakistan, suo r ivale d i sempre,
nascita di uno stato destinato di fat to a diventare un vassallo del l 'India, ecc.
Ma se, con i l radicalizzarsi del la lotta, le masse del Bengala orientale aves-
sero saputo esprimere una dirigenza rivoluzionaria, capace di minare i l potere
della Lega Awami, al lora per l ' India si sarebbero posti problemi assai gravi.
I l Bengala orientale i n r ivol ta poteva significare l a miccia i n grado d i f a r
esplodere anche i l Bengala occidentale e al tre regioni dell 'India, i n cui esiste
da tempo, come è noto, una situazione che s i può def inire certamente pre-
rivoluzionaria. Queste cose i dirigent i indiani le sapevano mol to bene, come
è dimostrato dall'estrema prudenza con cui , malgrado tut to, s i sono mossi.
Cosa c'entra t u t t o questo con l a Cina? La Col lot t i termina così i l suo
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