

vati, che assomiglia assai p i ù a una par t i ta a poker che a una lot ta per l a
costruzione del comunismo. Cosa ne pensano e ne penseranno l e masse ci -
nesi? Cosa viene detto loro? Che ne è del la lot ta per la trasformazione del-
l'uomo contemporaneamente al la lot ta per i l potere? Che ne è del la pol i t ica
al pr imo posto? (Forse che questa è « religione », Parlato, Pintor, For t ini?
No, compagni « pol i t ici », è un problema serio, che le avanguardie rivoluzio-
narie sentono drammaticamente)`.
b)
Sudan , Bolivia, Bengala, Palestina, Ceylon, Europa post-crisi del dol-
laro. Forse che « la tendenza generale è la, repressione »? Non è colpa del la
Cina, naturalmente. Sostenere una cosa de l genere sarebbe vi t t imismo da
quattro soldi. Ma che i l viaggio di Nixon a Pechino significhi nuove armi alla
repressione delle avanguardie i n tut to i l mondo, è un fat to innegabile, e l o
vedremo, ahimé, sempre p i ù chiaramente. Non crediamo che i cinesi siano
tanto sciocchi da non prevedere i r isul tat i dei propr i gesti. L i prevedono e l i
misurano. E ' su questa base che occorre discutere.
Prendiamo g l i Stat i Uni t i . E cominciamo da una precisazione. Non è
affatto detto che i l viaggio d i Nixon sia coronato da successo. I cinesi sono
gentili, ma non sono stupidi. Se Nixon cercherà di raggirarl i (e cioè se le con-
traddizioni che ha d i f ronte s i riveleranno non dominabi l i ), tornerà a casa
sua con le pive nel sacco. Voglio dire che, per ora, non c'è nul la di definitivo.
La guerra ne l Vietnam può continuare pe r anni , e g l i americani possono
ancora attaccare l a Cina. Ma tut to questo è improbabi le. E ' p i ù probabi le
che Nixon venga rieletto, grazie ai vot i cinesi. Non è questo, però, che ci scan-
dalizza. Le «rivelazioni » del
New York Times
hanno dimostrato che i l fascista
Goldwater proponeva agl i americani d i fare esattamente l e stesse cose che
il democratico Johnson stava già facendo i n segreto. Anche per questo non
facciamo i l t i fo per McGovern o Muskie o Lindsay contro Nixon. Sono cavalli
della stessa. scuderia. Ma negl i Stat i Un i t i stava succedendo, per l a pr ima
volta, qualcosa d i diverso. Sul l 'onda dell'opposizione al la guerra stava na-
scendo una vera avanguardia rivoluzionaria, che non si accontentava p i ù d i
slogan pacifisti o della disobbedienza civile, che prendeva coscienza del feno-
meno dell'imperialismo. Si ha l'impressione che i cinesi abbiano seguito molto
attentamente questi sviluppi, ma soltanto per riuscire a cogliere i l momento
in cui, indebolito gravemente anche al suo interno, i l .nemico avrebbe cercato
un'ancora di salvezza. I n al t r i termini, hanno utilizzato la crisi sociale e poli-
tica i n at to negl i USA al l ' interno del propr io rappor to con g l i USA e non
delle prospettive della rivoluzione mondiale. La nuova sinistra rivoluzionaria
americana non vedrà ora mancarsi i l terreno sot to i piedi? Intendiamoci
bene (anche questo va precisato): non è l a pace ne l Vietnam (una pace
•vittoriosa per i vietnamiti e per tut t i coloro che l i hanno appoggiati) a mettere
in crisi la sinistra americana. Nessuno che fosse sano d i mente ha mai pen-
sato che i contadini. vietnamiti dovessero continuare a farsi massacrare e a
portare i l peso del la rivoluzione mondiale f i no a l l a propr ia estinzione. S i
lotta per vincere e per vivere, non per morire. E una pace ottenuta oggi non
significa ( a l contrario!) che l a lot ta armata sia passata d i moda e che sia
venuto i l tempo del la diplomazia, degli equi l ibri , del la coesistenza. Solo dei
compagni inguaribi lmente schematici e set tar i possono pensare che l o t t a
armata e trat tat ive facciano a pugni. Non è così, almeno f i no a l momento
dello scontro decisivo ( che è, probabi lmente, ancora lontano) . I n real tà,