

europea. E ' u n r ischio anche questo, d i cu i general i e burocrat i soviet ici
tengono certamente conto. Ma quanto si diceva f ino a qualche tempo fa dei
« falchi » americani, che cioè intendessero colpi re l a Cina pr ima che essa
fosse in grado di raggiungere i centri vi tal i degli Stat i Uni t i con i l suo arma-
mento nucleare, vale anche per i « falchi » sovietici. Tut to questo determina,
ai confini settentrionali della Cina, una situazione di estrema tensione, pronta
ad esplodere (2) .
Se questa è l a situazione a Nord, a Oriente l e cose non vanno meglio.
L'economia giapponese ha conosciuto i n questi ul t imi anni un'espansione in-
controllata, che gl i USA hanno favori to i n tut t i i modi ( a prezzo d i contrad-
dizioni che la recente cr isi monetaria ha fat to emergere), nell'aspirazione a
scaricare sul Giappone una grossa fetta. degli oneri del la difesa del «mondo
l ibero»
( id
est
del capital ismo) nell 'Estremo Oriente. Le corrent i che vede-
vano nel progresso graduale degli scambi con la Cina l 'esito p i ù auspicabile
dell'espansione economica giapponese sono state temporaneamente sconfitte.
Quelli che 'prevalgono sono i fautor i d i un'area d i espansione comprendente
la Corea del Sud, Formosa, le Fi l ippine, i l Vietnam del Sud, l a Thailandia;
quelli, insomma, che accettano pe r i l Giappone u n dest ino d i gendarme-
sostituto, che accettano e favoriscono l a ripresa dei grandi monopol i e del
militarismo, che chiedono orma i senza falsi pudor i d i potersi costrui re l e
proprie atomiche. Questa rinascita dell'espansionismo e del mi l i tar ismo giap-
ponese costituisce uno de i pun t i d i forza dell'accerchiamento del la Cina
e non può non impensierire gravemente i compagni cinesi.
A Ovest e a Sud-Ovest c ' è l ' India. Se pe r g l i occidental i l ' immagine
dell'India è stata a lungo legata a quella, mistificata, d i Gandhi e del la non-
violenza, non c'è più nessuno disposto a cadere in questo tranello. L' India non
è più (se mai lo è stato) i l paese che la propaganda borghese di tut to i l mondo,
incurante dei mi l ioni di indiani che morivano di fame, presentava, ancora qual-
che anno fa, come i l contraltare asiatico della Cina, i l modello alternativo d i
uno sviluppo «libero e democratico» di fronte al «totalitarismo» cinese. Si sa
ormai bene che, al di sotto delle sempre più corrose e pericolanti impalcature
«democratiche », anche i n I nd i a sono venute aff iorando forze reazionarie,
militariste ed espansioniste. Per i cinesi, i n realtà, l ' India è un pericolo d i
secondo grado, perchè certamente essa non potrebbe, da sola, costituire una
seria minaccia per l a Cina; può far lo, invece, avendo diet ro d i sè g l i Stat i
Uniti e l'Unione Sovietica, qui più che mai i n combutta. Questo spiega assai
bene come i cinesi s i siano sempre sforzati, nel sub-continente indiano, d i
mantenere i n v i t a l e contraddizioni interne a l nemico, soprat tut to appog-
giando i l Pakistan i n funzione anti-indiana.
Infine, a Sud. A Sud, g l i Stat i Un i t i chiudono i l cerchio impegnandosi
in pr ima persona. Nel Vietnam e nel Laos i loro aerei passano quotidiana-
mente a poche migl ia dal ter r i tor io cinese. I n più, f i no a poco tempo fa,
il progressivo sprofondare degl i americani ne l pantano vietnarnita faceva
apparire sempre più vicina e possibile l ' ipotesi d i una fuga i n avanti, e cioè
(2) L'ot t imo articolo di N. Maxwell è apparso per la pr ima volta sulla rivista giapponese
in lingua inglese « Pacific Community » del giugno 1970. Recentemente è stato ripreso
(con i l t i tolo
Russie-Chine, le con flit inéluctable)
nel n. 2 della nuova — e assai ut i le
— rivista francese « La Nouvelle Chine », maggio 1971, pp. 17-25. Maxwell è stato corri-
spondente del « Times » in Asia, ha scritto un l ibro sul conf l i tto sino-indiano e lavora
presso l ' Ist i tuto del Commonwealth dell'Università d i Oxford.
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