

Per questo era importante che risultasse espl icito dal la piat taforma e
dalla presentazione di essa che i l metro di ogni mutamento doveva essere la
valutazione operaia diretta; per questo era importante che c i fossero tante
richieste riguardant i l a rappresentanza operaia e l e l iber tà operaie i n fab-
brica; che si tendesse ad eliminare le differenze di retribuzione dovute sia al
cottimo che al le differenze d i qualifica. Per questo anche era negativo che
malgrado g l i sforzi f a t t i l e richieste fossero così poco espressione di ret ta
degli operai. Con una materia così ambigua e falsificabile o c'è una reale matu-
razione di t u t t i gl i operai, pol itica e tecnica, o non si fa al tro che coprire le
riorganizzazioni de l padrone ( o , se s i preferisce, del l 'ala p i ù avanzata de i
padroni). E' chiaro che se gl i operai fossero stati zi t t i e buoni a crepare alle
linee a nessuno sarebbe venuto i n mente d i decentrare o d i riorganizzare e
avremmo avuto al t re quat t ro Mi raf ior i ; e i n questo senso tut te l e modi f i-
cazioni i n at to sono effetto delle lot te operaie.
Ma una vol ta che, o per l a quasi piena occupazione a Nord o per l a
oggettiva durezza del lavoro d i l inea o per effetto d i un cl ima pol i t ico, l e
lotte spontanee e no ci sono state, una azione pol i t ica consapevole s i quali-
fica in quanto tragga tutte le conseguenze impl icite nelle lotte e ne impedisca
i l soffocamento e in quanto costruisca gl i strument i non solo della sopravvi-
venza degl i operai, ma del la l oro l ibertà, cioè del la l oro scomparsa come
operai. In questo senso erano, e sono, importanti tut t i gli elementi della piatta-
forma che ribadiscono la priorità del gruppo operaio omogeneo come elemento
di misura delle condizioni d i lavoro e cel lula base d i tut to l 'universo orga-
nizzativo, tecnico e politico, della fabbrica. Prima- gli operai e poi la produ-
zione; pr ima gl i operai e poi i l sindacato. Questa era stata nell 'autunno l a
linea del le organizzazioni e questo, dopo l e sconf i tte de l lugl io, sembrava
affermare d i nuovo l a piattaforma.
I l convegno invece ha usato tut t 'al t ra gamma d i argomenti e d i valuta-
zioni, continuando e sviluppando un discorso di cui le scelte del lugl io scorso
non sono state che una tappa. Le categorie in base a cui le analisi sono state
articolate e le proposte sono state sostenute sono quelle legate a l concetto
di bene comune. Al l ' interno di esso, ma solo all ' interno di esso, si richiedono
maggiori salari e migl ior i condizioni di vi ta e di lavoro per gl i operai. Con le
fabbriche organizzate come sono organizzate e gl i operai alloggiati e pagati
come sono alloggiati e pagati, le cose non funzionano più. Mi raf ior i è stato
uno sbaglio, Rival ta uno sbaglio ancora p i ù grosso, l a gestione del la F IAT
è stata miope. Bisogna cambiare registro. Bisogna decentrare e bisogna diffe-
renziare l a produzione perchè l 'automobi le nel lungo periodo come volano
dell'economia non funziona. Quindi investimenti al sud, modificazione dell'or-
ganizzazione del lavoro, sovvenzioni dello stato o iniziative dello stato non solo
nel settore dell'auto ma anche in al tr i settori tecnologicamente più di punta o
comunque diversi dall 'auto. I n quanto a i soldi, Agnel l i l i ha: quindi, l i t i r i
fuori. Se i salari ital iani non sono quelli di una volta, sono comunque ancora
tra i più bassi nei paesi industrializzati. I margini ci sono; e se la produzione
dell'auto risul ta rallentata tanto meglio; è quel lo che c i vuole per innescare
un processo di differenziazione della produzione.
Non c'è da scandalizzarsi del fat to che i l sindacato faccia i conti in tasca
al padrone o g l i suggerisca cosa deve fare o faccia proposte d i piano. S i
tratta di un abituale e necessario strumento di contrattazione e di pressione.
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