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della Merce, lungo i l « cammino » di Von Neumann, cioè nella /società capita-

listico-proletaria? S i pot rà ancora sostenere che i l « capitale » è « neutro »

rispetto al lo sfruttamento quando i l dispiegarsi dell'accumulazione por terà

la produzione capitalistica ad assumere sempre di più la sua forma più avan-

zata, quella della grande industria e delle macchine? E poi , risorgeranno le

classi dopo l'eliminazione del consumo improduttivo? (Converrà rassicurare

subito i l let tore su quest 'ultimo punto. La risposta è negativa: l ' interclas-

sismo è una caratteristica connaturata a tut te l e versioni napoleoniche del

capitalismo).

Esaminiamo un problema per volta. Per Marx, nel lo stadio della grande

industria e del le macchine, l'alienazione del lavoro «s i prolunga da l piano

giuridico del la proprietà a l piano tecnico del processo produt t ivo, dove i l

lavoro dell'operaio non è a l t ro che « una semplice appendice vivente » de l

sistema di macchine » (pag. 194). Ma la « neutralità » del « capitale » rispetto

allo sfruttamento discende, secondo Napoleoni, propr io da l f a t t o che, con

lo svi luppo delle macchine, i l « capitale » por ta « al l imi te estremo l'aliena-

zione del l 'at t ivi tà umana » rendendo così possibile l 'usci ta dall'alienazione

•« generica », i l condizionamento dei bisogni. E v e r o che Marx distingue l e

macchine da l l oro uso capitalistico, ma argomenta Napoleoni, anche se s i

facesse del le macchine quel lo che Marx-[Napoleoni ] avrebbe considerato

un

uso non capitalistico («

se i salari seguissero i n qualche modo g l i incre-

menti della produttività », «se i r i tmi di lavoro fossero resi sopportabili », « se

la giornata lavorativa venisse ridotta ») (pag. 195) questo non modificherebbe

in nul la l'alienazione de l lavoro, che ha l e sue radici ne l rappor to uomo-

macchina. E' verb che le macchine sono i l prodotto d i un'evoluzione tecnica

storicamente e socialmente caratterizzata, ma ormai sono quel lo che sono e

tanto vale tenersi sia le macchine che la società che le ha prodotte e conti-

nuerà a produr le: i l l o r o «carat tere al ienante non muterebbe se,

ferme

restando le macchine così come sono,

mutasse la loro proprietà » (pag. 195,

corsivo aggiunto).

La riduzione del lavoro a « semplice appendice vivente » del le macchine

(e, in generale, del capitale) è, per Napoleoni, la conseguenza necessaria della

finalizzazione del processo economico all'accumulazione._ Nello schema di Von

Neumann, come s i era accennato, i l lavoro non f igura i n modo autonomo,

ma a l suo posto compaiono quant i tà d i beni salario. I n questo modo i l

«

salario »,

a differenza che i n Sraffa, diventa

un prezzo

( o un insieme d i

prezzi) determinato attraversò lo stesso meccanismo che regola l a determi-

nazione dei prezzi d i tut te le al tre merci, cioè l a ripartizione del sovrappiù

secondo la norma del l 'uniformità del saggio del profitto.

La subordinazione de l lavoro a l Capitale ( o (< riduzione de l lavoro a

capitale » d i cu i par la Napoleoni) s i esprime quindi i n due forme diverse.

Da una parte i l lavoro assume le sue caratteristiche specifiche, particolari, i n

stretta dipendenza del la tecnologia (data) impiegata ne l processo capi tal i-

stico ( = accumulativo). Così i l lavoro « diventa parte del capitale » e « l'uomo

è assorbito nel la st rut tura tecnica del capitale, de i mezzi d i produzione »

(pag. 198).

Dall'altra, l a retribuzione de l lavoro è integralmente subordinata al le

esigenze e alle leggi del Capitale ( = accumulazione) e perde quindi ogni auto-

nomia rispetto ad esse.

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