Table of Contents Table of Contents
Previous Page  45 / 276 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 45 / 276 Next Page
Page Background

società capitalistica c'è il profitto, per poi 'dedurre dalla

presenza

del profitto

nei costi di produzione

l'assenza

dello sfruttamento). Ma questa « apparenza »

non è che il risultato del processo di trasformazione, cioè della determinazione

di quei prezzi che consentono ai capitalisti, data una distribuzione del reddito

antagonistica, e quindi basata su rapporti di forza, di distribuire fra i capita-

listi stessi, il sovrappiù in modo che ciascuno percepisca un saggio del profitto

uniforme, e di pagare i salari.

E' proprio la presenza del profitto, come è del resto ovvio, a dimostrare

l'esistenza dello sfruttamento. Non è tuttavia il sistema dei prezzi a mostrarlo

come riteneva Marx, per l'economia nel suo complesso, attraverso l'ugua-

glianza di plusvalore e profitto totali — ma la relazione inversa fra saggio

del salario e saggio del profitto. Se i l saggio del profitto fosse pari a zero, i

salari assorbirebbero tutto il prodotto netto (e i prezzi sarebbero uguali alla

quantità di lavoro direttamente e indirettamente impiegata nella produzione

delle singole merci). Se i l salario si riduce, si ha un aumento del saggio del

profitto: quantità di lavoro e quantità di prodotti rimangono invariate, ma

i prezzi si modificano

al solo scopo

di consentire ai capitalisti di pagare i

salari e di percepire un saggio del profitto uniforme sul valore dei mezzi di

produzione impiegati. E' questo l'unico significato che possa essere attribuito

ai prezzi una volta che si sia portato fino in fondo quel processo di trasfor-

mazione di valori in prezzi che Marx aveva condotto in modo incompleto. I l

voler cercare di trarre dai prezzi la misura di « costi reali » o di « contributi

produttivi », o l a conferma dell'esistenza o meno d i « fattori originari »

riflette quel « feticismo del mercato'> che è la componente ideologica princi-

pale di ogni economia « volgare ».

Dalla relazione inversa fra saggio del salario e saggio del profitto si può

fornire un'interpretazione significativa; se s i assume infatti che i l salario

sia costituito da un « paniere » di beni di composizione data e si assumono

rendimenti costanti, essa misura, come dimostra Vianello, proprio ciò che

Napoleoni ritiene che in un'economia non possa essere distinto: i l rapporto

fra pluslavoro complessivo e lavoro complessivamente prestato dai lavoratori

impegnati a produrre i salari complessivi. Se i l salario fosse zero e i lavora-

tori vivessero «di aria », tutti i lavoratori sono gratuitamente impegnati nella

produzione del sovrappiù. Con l'aumento del salario, una parte dei lavora-

tori Ove essere trasferita nelle industrie che producono beni salario.

Solo

quandò

i salari assorbono tutto i l prodotto netto, tutti i lavoratori risultano

impegnati nella produzione di beni di cui essi si appropriano.

Per comprendere i motivi che inducono Napoleoni a ritenere che una

distribuzione del reddito fondata sui rapporti di forza non rifletta uno sfrut-

tamento

capitalistico,

ma uno sfruttamento « in generale », presente nelle

società pre-capitalistiche, converrà riesaminare brevemente l a sua inter-

pretazione dello Schema d i Von Neumann, da cui discende l a Teoria del

Valore Lavoro ridotto a Capitale.

La Teoria del Valore [Lavoro ridotto a] Capitale

Nella società capitalistico-borghese non v i sono distinzioni d i classe

perchè tutti (o quasi) sono allo stesso tempo sfruttatori (consumatori opu-

lenti) e sfruttati (produttori). Ma cosa succederà viaggiando, in compagnia

43 - -