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governo. Certo si possono fare pressioni sul governo, si fanno anzi; ma quando

le pressioni si fanno per sostenere delle tesi che non si originano (spesso nep-

pure si conoscono o si capiscono) tra gli operai ma si originano proprio tra

le forze che costituiscono già i l governo, allora i l sindacato è pienamente

ridotto ad organo dirigente di una società coi poratíva e gli operai a utenti

e strumenti di esso.

Francesco Ciafaloni

Se si parte dall'esame dell'accordo ottenuto alla Fiat dai sindacati, non

si riscontra una corrispondenza concreta tra la politica economica da loro

proposta e l'accordo ottenuto. I l legame va invece ricercato a un livello più

alto. Infatti, sia la politica economica proposta, sia l'accordo rispondono a

una medesima ideologia e a una medesima scelta di fondo: mostrare che la

lotta rivendicativa e i suoi risultati sono compatibili con la ripresa produt-

tiva e con le esigenze dell'economia nazionale, e che in certi casi hanno anzi

su di quella effetti positivi. E' qui che si riscontra i l legame tra i l discorso

della conferenza economica e l'accordo concluso. Se non esiste una corri-

spondenza diretta, se cioè la politica economica proposta dal sindacato non è

poi concretamente portata avanti dalla sua azione rivendicativa, questo è

conseguenza del fatto che i soggetti della politica economica del sindacato

sono i padroni e i l governo.

Legami diretti tra politica economica del sindacato e contenuti degli accordi

sono esistiti e talvolta esistono, ma a un livello del tutto fittizio. Nell'accordo

del luglio 70, quello che comprendeva l a clausola di deroga, compariva i l

decentramento degli stabilimenti Fiat al sud, decisiohe già presa mesi prima

tra governo e padroni che veniva poi ripresa nell'accordo e vantata dai sinda-

cati come una propria vittoria. Questo è abbastanza indicativo dell'unico

tipo di rapporto che in quest'ottica è possibile stabilire: sancire e riportare

quali risultati della politica del sindacato alcune scelte fatte da governo e

padroni che sostanzialmente coincidono con l'ottica d i politica economica

del sindacato.

Gli accordi hanno ovviamente un ambito molto più interno e aziendale.

Da questo punto di vista è però interessante esaminare come i l legame tra

l'ideologia generale della compatibilità tra rivendicazioni operaie, rivendica-

zioni sindacali e ripresa produttiva, e gli accordi concretamente ottenuti, stia

cominciando a diventare un fatto molto concreto. I l sindacato ha sempre

giustificato le proprie scelte rivendicative dicendo che non erano incompati-

bili con la ripresa produttiva e con le esigenze dell'economia nazionale. Ma

ner molto tempo, e in particolare nel '69 e '70, questa giustificazione sem-

brava più che altro un'aggiunta di comodo; volendo anzi essere particolar-

mente indulgenti, si poteva al limite attribuirle i l valore di un espediente

tattico, giustificativo di fronte all'opinione pubblica. Con l'accordo Fiat del '71,

come già con altri conclusi in quest'ultima fase di lotta, i l legame comincia

invece a diventare qualcosa di effettivo. Prima si concludevano alcuni accordi

sindacali più o meno buoni, cui si appiccicava i l ritornello i n questione.

Adesso, si mira a concludere accordi sindacali che effettivamente rendano

più compatibile con le esigenze di ripresa produttiva i l potere contrattuale

del sindacato e l'esercizio di questo potere.

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