

piedi una struttura di delegati di base, a maggior ragione lo permetterebbe
il nuovo, sul piano formale della distribuzione delle ore di permesso. D'al-
tronde è stata proprio questa una delle giustificazioni che sul momento i
sindacati hanno dato per l a firma dell'accordo: non hanno riconosciuto i
delegati, ma ci hanno dato tante di quelle ore da permetterci di dare final-
mente a tutti i delegati i l loro strumento.
Qual'è l a soluzione pratica che i sindacati hanno invece scelto? Delle
180 mila ore globali, 120 mila saranno distribuite tra i 120 membri dei comi-
tati, ed equivalgono a quattro ore di permesso al giorno, quindi a trasfor-
marli in nuovi membri di commissione interna: infatti i membri di commis-
sione interna avranno anche loro quattro ore al giorno e i sindacati tendono
a inserirli tutti quanti nei comitati d'ufficio. Tutto i l resto dei delegati avrà
diritto alle restanti 60 mila ore, e questo potrà dar luogo a circa 600 dele-
gati con otto ore di permesso al mese. 600 delegati non significa un delegato
per squadra. Quindi il tipo di uso che il sindacato ha fatto degli stessi margini
di libertà che l'accordo gli offriva, mostra che i l sindacatO è perfettamente
coerente con la direzione Fiat nel cercare una struttura il più possibile centra-
lizzata, nel ridurre i margini d'azione dei delegati di base, e nel creare invece
una nuova commissione interna allargata, numericamente più rappresenta-
tiva, composta di persone più collegate alla realtà di fabbrica, che concentri
nelle sue mani tutto il potere decisionale sui temi di contrattazione, ecc. ecc.
Questo è i l contributo che autonomamente i l 'sindacato dà alla creazione di
una struttura contrattuale centralizzata che obbedisca ai criteri di cui s'è detto.
Che poi tutto questo basti a far funzionare i l meccanismo descritto nei
modi compatibili con le esigenze produttive del padrone, è evidentemente
tutta un'altra questione, e dipende ovviamente in primo luogo dalla spinta
di massa esistente a livello operaio e dalla capacità delle forze più o meno
organizzate, autonome dal sindacato, di creare strumenti organizzativi e di
elaborare una linea politica alternativa.
Lasciando da parte tutto questo, e cioè i l problema fondamentale su cui
deve misurarsi la sinistra rivoluzionaria, va tenuto conto anche di elementi
di contraddizione interna tra sindacato e padrone, e interni alle due forze
padronale e sindacale, che bastano da soli a creare grossi problemi al loro
piano. E ' infatti chiaro che questo tipo d i meccanismo d i contrattazione
centralizzata, ben programmata e compatibile con la produzione, si regge sul
presupposto d i essere alimentato da alcune concessioni effettive da parte
padronale, senza le quali i l sindacato non è assolutamente in.grado di avere
un minimo di credibilità e un minimo di capacità di controllo. Esiste però
una contraddizione di fatto tra la grossa esigenza del padrone di recuperare
il tempo perduto in questi anni, di far fronte a certi obiettivi di produzione,
di riprendere i l controllo i n fabbrica e quindi d i rimettere i n atto anche
strumenti di coercizione che si erano spuntati, e l'esigenza di una politica che
sia invece abbastanza liberale, di concessioni rispetto al sindacato. La Fiat
si trova in posizione migliore d i altre industrie da questo punto di vista:
primo, perchè i suoi margini di concessioni, i suoi margini finanziari, sono
molto più grandi, e quindi può permettersi il lusso di fare concessioni impos-
sibili ad altre industrie; secondo, perchè esiste una chiara scelta politica
nella direzione indicata. Malgrado tutto questo, l e contraddizioni saranno
grandi lo stesso, perchè, una cosa sono le scelte di politica generale della•
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