

profitto; una vol ta scelta un'unità di misura del salario e dei prezzi, le equa-
zioni stesse diventano delle
identità,
cioè le soluzioni, per i prezzi, del sistema I
(Sraffa sceglie, per uni tà di misura, la merce tipo; adottando questa uni tà di
misura l a relazione f r a salario e saggio del prof i t to r i sul ta particolarmente
semplice e ciò faci l i ta l 'ottenimento del la soluzione del sistema). Dal l 'altra,
si può immaginare di part ire dalle « equazioni d i riduzione »: i l prezzo (inco-
gnito) d i ogni merce è espresso i n funzione delle singole quant i tà d i lavoro
direttamente e indirettamente impiegate per la produzione della merce stessa;
ciascuna di queste quantità di lavoro è moltipl icata per i l salario (dato) e per
un fattore di profitto,
incognito,
calcolato al saggio composto per i l periodo, o
i l numero di stadi,
noto,
che intercorre f ra i l momento in cui i salari sono pa-
gati e la vendita del prodotto finale (solo i n questo modo ciascun capitalista
percepisce, ad ogni stadio della produzione, un saggio del prof i tto uniforme sui
o s a l a r i pagati). E' la relazione f ra saggio del salario e saggio del prof i tto, che,
come Sraffa dimostra, è
sempre
antagonistica, a determinare i prezzi mostran-
lks, d o , così, che i l profitto, e quindi i l «capitale», non è una «potenza autonoma»
che determina i l valore delle merci. «Ricardo — scrive Marx — è contrario alla
teoria d i Smi th secondo cui i l valore è cost i tui to dal le par t i del medesimo,
che sono da esso stesso determinate. Ma non è conseguente. Al t r iment i non
potrebbe disputare con Smi th sul la questione se i l prof i t to, i l salario e l a
rendita... entrino nel prezzo, cioè entrino come
elementi costitutivi.
Analitica-
mente v i entrano,
non aupena sono pagati.
Eg l i dovrebbe di re piuttosto: i l
prezzo d i ogni merce può risolversi i n prof i t to e salario, i l prezzo d i alcune
merci ( e
indirettamente
d i moltissime) può risolversi i n prof i tto, rendi ta e
salario. Ma essi
non
costituiscono i l prezzo di alcuna merce poichè non com-
pongono i l valore del le merci come potenze autonome d i determinata gran-
dezza e agenti de propri is fontibus... » (St. dottr. econ.
I I I ,
pag. 523-24, secondo
corsivo aggiunto).
A me sembra che in questa frase Marx i l lust r i con chiarezza sia la propria
impostazione, che verrà r i formulata i n termini r igorosi da Sraffa (35), sia
i l « capovolgimento » smi thiano, o « volgare» compiuto d a Napoleoni. L e
conclusioni che egli trae dall'esame del problema del la trasformazione sono,
in sostanza, queste:
i )
«
...i
prezzi di produzione hanno certamente un signi-
ficato diverso da quel lo che Marx at tr ibuiva ad essi. A conferma d i ciò sta
i l fat tg che dà sì da un lato, soluzione corretta al problema... Sraf fa...
inverte
complétamente i l procedimento d i Marx, giacchè non parte dalle quantità d i
lavoro pe r arrivare a prezzi non al t r iment i determinabi l i, ma a l cont rar io
• r i d u c e a quant i tà d i lavoro prezzi già determinati i n modo totalmente indi -
pendente da detta riduzione.
(Introd. , cit., pag.
XV I I I ,
corsivi aggiunti); 2) la
« riduzione » sraffiana met te i n chiaro che i l prezzo d i ogni merce dipende,
oltre che dal lavoro complessivo, da
un al t ro
«
elemento originario »,
l a sua
distribuzione ne l tempo
(Smi th, Ricardo
ecc., pag. 196 e
Su l signi f icato
cit., pag.
114);
3) ma « ciò che rende rilevante quest'altro elemento, la distri-
buzione nel tempo del lavoro complessivamente contenuto nel la merce, è i l
saggio generale de l prof i t to
(pag. 196); 4 ) ma « i l saggio del prof i t to è l a
per es. Dorfman, Samuelson, Solow, Linear programming and economic analysis,
New Yor k 1958, pp. 234-35 e 253-54.
(35) Cfr., p e r un'opinione contraria,
L .
Col let t i ,
11 marxismo
e
Hegel,
Laterza, Ba r i
1969, pag. 431.
....- 41 —