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tanto più se si pensa al ruolo cruciale che, nella concezione « apologetica »

di Napoleoni, svolge i l « teorema dell'autostrada ». (Questo teorema dice,

in sostanza, che se si vuole raggiungere una determinata composizione della

produzione, diversa da una composizione esistente i n un periodo iniziale,

conviene, per rendere massima la produzione finale desiderata, adottare per

un lungo tratto la composizione di Von Neumann, salvo poi a discostarsene

in prossimità del periodo finale per conseguire la composizione prefissata).

E' l'ottimalità di questo percorso, secondo Napoleoni, a giustificare il rapporto

di produzione capitalistico, restituito alla sua « purezza » con l'eliminazione

della sua « tara », i l consumo opulento. Ma perchè questo percorso possa

dirsi ottimale, sia pure nel senso limitato che si è detto, l'intervallo che inter-

corre f ra periodo iniziale e finale (l'orizzonte della programmazione) deve

essere

sufficientemente ampio.

L'ipotesi dell'assenza d i progresso tecnico

diventa allora particolarmente restrittiva, tanto da far dubitare che si possa

parlare di « ottimalità » in questo contesto. Per questo motivo i l « teorema

dell'autostrada » è stato giudicato (ad es. da Pasinetti) soltanto un « elegante

esercizio matematico »; 5 ) perchè v i sia sviluppo i n assenza d i progresso

tecnico è necessario supporre l'esistenza di una vasta riserva di manodopera

inutilizzata. D'altra parte l'intero discorso di Napoleoni presuppone che ci

si trovi di fronte ad una situazione di alternativa (18) f ra consumi comples-

sivi e investimenti ( l a riduzione del consumo a consumo « produttivo » è

la condizione necessaria per avviare un sostenuto processo di accumulazione).

Ma ciò implica, a sua volta, la presenza di condizioni di piena occupazione del

lavoro: solo in questo caso appare necessario ridurre globalmente i consumi

per liberare lavoratori da impiegare nei settori di investimento (19). Dovremo

quindi assumere che i l sistema si espanda allo stesso saggio di espansione

delle forze di lavoro (mantenendo sempre condizioni di piena occupazione).

I l problema dell'ottimalità e quello dell'assorbimento degli « esclusi » diven-

tano, a questo punto, un po' più complicati.

Non è difficile immaginare per quali motivi Napoleoni ritenga che l'impo-

stazione data da Von Neumann al problema della formulazione di una teoria

coerente del saggio del profitto sia « per certi versi anche più ampia » d i

quella di Sraffa (pag. 188, nota 16): 1 ) i l fatto che i l « cammino » di Von

Neumann (sviluppo equilibrato che corrisponde al massimo saggio di espan-

sione) presenti « caratteristiche di ottimalità »; l'ottimalità consente a Napo-

leoni d i giudicare e imparzialmente », sotto i l profilo dell'accumulazione,

le società pre-capitalistiche, le società capitalistico-borghesi, e quelle capita-

listico proletarie. Poichè lo sviluppo, nello schema di Von Neumann, presup-

pone i l continuo aumento della forza-lavoro impiegata nel sistema, da quello

schema è possibile trarre un « criterio di gudizio sul processo economico »

identico a quello che si trae dalla teoria del lavoro comandato di Smith (si

veda quanto scrive Napoleoni a proposito di Smith, che è senza dubbio l'autore

a lui più congeniale — a pag. 75) (20); 2) la stretta riduzione del consumo a

(18) La relazione che Napoleoni istituisce f ra consumi e investimenti mi sembra tipica-

mente margrinalista.

(19) Si veda, su questi problemi, P. Garegnani,

Note su consumi ecc.,

cit.

(20) Sui rapporti f r a Smith e Von Neumann, e per una discussione d i alcune delle

difficoltà che s i incontrano nella generalizzazione d i uno schema d i derivazione

smithiana, si veda J. Hicks

Capital and Growth,

Oxford Press 1965, cap. I V e XVI I I .

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