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toria, l'esistenza d i una correlazione posi t iva f ra « intensità capitalistica » e

produttività (15).

Napoleoni passa poi a i l lustrare i mot ivi per cui r i t iene «superiore » l a

«definizione » che Marx dà di «capitale ». Egl i si pone questa domanda: qual i

sono le condizioni i n cui un insieme d i mezzi d i produzione diventa capitale

e un sovrappiù diventa prof i t to, così che s i possano misurare ent rambi i n

termini d i prezzi e definire i l loro rapporto, i l saggio del profitto? Napoleoni

ritiene che per rispondere a questa domanda, sia necessario stabi l ire a

che

cosa sia finalizzato i l processo economico, e cioè quale sia la destinazione del

sovrappiù. Se i l sovrappiù è destinato a l consumo 'signorile', « come nel la

società feudale », i l vincolo all'espansione de l processo produt t ivo è da t o

dai fabbisogni d i consumo dei signori e quindi ,è

esterno

al processo econo-

mico; se invece i l sovrappiù è destinato all'accumulazione, i l vincolo è

interno

in quanto « al processo produt t ivo è imposto un cer to r i tmo d i accresci-

mento », ma le dimensioni del processo stesso possono crescere, nel tempo,

illimitatamente. Nel pr imo caso è rilevante la composizione merceologica del

sovrappiù, e quindi non la sua valutazione complessiva mediante un sistema

di prezzi, nel secondo caso i l « vincolo interno, derivante dal la capacità dei

mezzi disponibi l i, trova espressione nel rapporto t ra l 'ent i tà complessiva del

sovrappiù e l 'ent i tà complessiva dei mezzi d i produzione » (pag. 176).

Per poter misurare t a l i «ent i tà complessive?> è necessario disporre, se

le merci sono eterogenee, d i un sistema d i prezzi. Ma al lora i l rapporto d i

tali •entità complessive misurate i n termini d i prezzi è

i l saggio del prof i t to,

che quindi dà la misura « dell'intensità con la quale i l suddetto vincolo interno

opera))

(pag. 176, cors. agg.). Quindi, « affinchè i mezzi d i produzione siano

capitale » occorre che « i l sovrappiù abbia una destinazione particolare [l'accu-

mulazione] e che perciò i l sistema sociale sia tale da imporre e garantire

una simi le destinazione » (pag. 176). Dal la sua interpretazione del saggio del

profitto come vincolo « interno » all'accumulazione, e da quest'ultima conclu-

sione, centrale per lo sviluppo del suo discorso, Napoleoni trae queste conse-

guenze: a ) Marx ha ragione quando sostiene che « i l capitale è connesso ad

una determinata configurazione della società ». (Napoleoni, ancora una volta,

gioca con l e parole: Ma r x al lude a l capital ismo, Napoleoni a l l o Schema

capitalistico «puro »). Ma l a presenza d i « una configurazione nel la quale i l

lavoratore non è al t ro che un offerente d i forza lavoro, mentre i l borghese

dirige i l processo g f a om i c o ed impr ime ad esso l e caratteristiche del la

propria classe », cioè i l perseguimento dell'accumulazione f ine a se stessa,

è una condizione sufficiente ma non necessaria per l'esistenza del capitale;

b) l a presenza del consumo « improduttivo » (« inevitabile », come abbiamo

visto, per evitare un'immediata crisi da insufficienza di domanda nello Schema

capitalistico « puro ») determina un' incompleta realizzazione del capitale, i n

quanto i l sovrappiù è incompletamente accumulato. Qui Napoleoni ci ta una

frase d i Marx

(Lineamenti,

I , pag. 330), i n cui si sostiene che se « la forma

generale del la ricchezza », i l denaro, cessasse d i r iprodursi , sentendo u n

«determinato l imi te » non come ostacolo da superare, ma «come l imi te tolle-

rabile », « i l capitale cesserebbe d i essere capitale, ossia denaro che produce

se stesso ». Napoleoni, che identifica, a differenza di Marx, i l « capitale » con

(15) Cfr P. Sraffa,

Produzione di merci

a mezzo

di merci,

Einaudi, Torino 1960, Parte I I I .

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