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l'accumulazione, trae da questa frase conferma che anche per Marx la pre-

senza del consumo improduttivo, in quanto limite all'accumulazione, impli-

cherebbe « un tramutarsi del capitale in altra cosa »; c) ma allora, se la bor-

ghesia non « realizza nè può realizzare completamente i l capitale » (l'accu-

mulazione), « il capitale (rapporto d i produzione) può realizzarsi solo i n

un'economia a direzione non più borghese ma proletaria ». Ma siccome i l

capitale (come anche i l lavoro) presenta una caratteristica fondamentale,

quella della « genericità » derivante dal fatto che la produzione ha come fine

soltanto la propria espansione ( i l rinvio ad un passo dei

Lineamenti

è qui del

tutto arbitrario), i l partito della classe operaia può proporre al capitale due

fini che, pur essendo omogenei con gli interessi della classe operaia, sono

tuttavia abbastanza « generici » da non entrare in conflitto con i l concetto

di capitale formulato da Napoleoni (« capitale » = accumulazione subordinata

ad un vincolo « interno » misurato dal saggio del profitto). I due fini sono

l'aumento dell'occupazione e l'aumento della produttività derivante dal la

sostituzione del lavoro vivo con l e macchine. Entrambi danno luogo a l

massimo possibile incremento del capitale « nella totale indifferenza della

"sostanza" del capitale stesso ». Sono essi perciò i fini propri del capitale, tali

da « assicurare il compimento)> del suo « destino storico ». Quindi la contrad-

dizione rilevata da Marx, fra « carattere sociale della produzione » e « carat-

tere privato dell'appropriazione» v a interpretata, sostiene Napoleoni, i n

questo senso: i l capitale ha fini « generici »; non può quindi realizzarsi se le

decisioni inerenti all'accumulazione si frantumano sottoponendosi, in modo

necessariamente arbitrario, a fini non generici. La mediazione t ra capitale

come mezzo e capitale come fine dev'essere quindi compiuta a livello sociale

(programmazione sotto l'Egemonia del partito della classe operaia e con la

benedizione dell'on. La Malfa).

Tutto questo non ha ovviamente nulla a che fare con Marx, l'impiego di

citazioni marxiane è ancora una volta del tutto arbitrario.

Il modo di procedere di Napoleoni è, come abbiamo già visto, quello

di identificare il « capitale » non con un rapporto sociale di produzione che dà

luogo, attraverso lo scambio con la forza-lavoro, alla

produzione

di un sovrap-

più appropriato come profitto dai proprietari dei mezzi di produzione, ma

con quella configurazione della società che porta ad una determinata

desti-

nazione

del sovrappiù. I ruoli assegnati alle due classi fondamentali, (accu-

mulazione del sovrappiù senza consumo e produzione di sovrappiù con consu-

mo di sussistenza, rispettivamente) fanno sì che una determinata

destina-

zione

del sovrappiù implichi immediatamente una determinata

distribuzione

del reddito. (Poichè Man ha definito i capitalisti « funzionari del capitale »,

Napoleoni ne deduce che, per Marx, la loro

funzione

sia quella di accumu-

lare (cfr. « Riv. Trim. » 7-8 pag. 178 e pag. 407) laddove Marx vuol dire che i

capitalisti sono semplici « incarnazioni », «personificazioni » del capitale, l a

cui « funzione civilizzatrice è quella di estorcere i l pluslavoro » [16] ) . Igno-

(16) In

St. dottr. econ., I I I ,

pag. 515, Marx scrive: « Nella misura in cui i l lavoro del

capitalista non deriva dal processo in quanto capitalistico, e quindi non cessa da sè

con la scomparsa del capitale; nella misura in cui (esso) non è (più) un nome per

la

funzione

d i sfruttare i l lavoro altrui; nella misura i n cui risulta dalla forma

sociale del lavoro, dalla cooperazione, dalla divisione del lavoro, ecc., esso è total-

mente indipendente dal capitale come questa forma stessa, non appena essa s i

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