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rando che i l « capitale » è un rapporto

d i potere

d i una classe sul l 'altra, e

spostando l 'attenzione su l piano del la destinazione de l sovrappiù ( e del la

distribuzione del reddi to) i contrasti d i classe diventano da vertical i (capita-

l isti-proletariato), or izzontal i (capi tal ist i indust r ial i - propr ietar i fondiar i ,

ceti improdut t ivi , ecc.). Qprne nel caso d i Mi l l e d i a l t r i economisti 'volgari '

«. . . l e forme d i produzione borghesi (vengono concepite) come forme asso-

lute, e le forme di distribuzione come forme relative, storiche, e quindi transi

torie ». Ma « la forma di distribuzione non è che la forma di produzione

sub

alia specie

»

(St. dott. econ.

I I I , pag. 94). I n questo modo, nel nome dell'accu-

mulazione, g l i interessi de l capital ista e del l 'operaio vengono a coincidere.

«Ma cosa vuol dire accrescimento del capitale produttivo? Accrescimento del

potere del lavoro accumulato sul lavoro vivente. Accrescimento del dominio

della borghesia sulla classe operaia »

(Lavoro salariato

e

capitale,

pag. 52).

In quanto al la « genericità » dei f i n i che i l par t i to del la classe operaia

dovrebbe propérre a l « capitale» (che non c i aveva pensato), essi sono tal -

mente generici che sono, o possono essere, reciprocamente contraddittori.

Ma torniamo al la questione del saggio del prof i t to. Esso sarebbe eguale

«a l rapporto t ra l 'ent i tà complessiva del sovrappiù e l 'ent i tà complessiva dei

mezzi d i produzione » e quindi non esprimerebbe a l t ro che un vincolo ( i l

saggio d i espansione del sistema) imposto all'accumulazione dal la « capacità

dei mezzi disponibi l i ». Quindi la presenza del saggio (generale) de l prof i t to

sarebbe - - i n quanto esso è l'espressione d i un vincolo tecnologico e non

di un rapporto sociale — non solo necessaria per

ogni

economia che s i svi-

luppi, ma anzi, come s i di rà, l a condizione perchè tale svi luppo sia i l p i ù

rapido possibile. I n realtà Napoleoni, da abi le prestigiatore, ha estratto dal

suo. concetto d i capitale i l model lo di Von Neumann — perchè d i questo si

tratta — senza avvert ire i l let tore che queste conclusioni sono val ide solo

se s i avanzano ipotesi mol to particolari.

I l « capitale » senza borghesia: pe r mano a Lange sul « cammino » d i Von

Neumann

Vorrei, a questo punto, descrivere molto brevemente le ipotesi e le carat-

teristiche pr inc ipal i de l model lo d i Vo n Neumann. L e ipotesi fondamen-

tali sono: a ) v i sono tecniche produt t ive che danno luogo al la produzione

di beni f inal i e i o d i beni intermedi; b ) l a produzione avviene a rendimenti

costanti (raddoppiando, ad es., l 'applicazione de i fat tor i , s i raddoppia l a

produzione); c) i l lavoro è considerato una merce come le altre: i lavoratori

percepiscono una retribuzione merceologicamente specificata che assicura i l

loro mantenimento e la loro riproduzione (al la stessa stregua «del cpmbusti-

bile per le macchine o del foraggio per i l bestiame ») (17) ; d ) l a differenza

fra produzione e fat tor i impiegati in ogni processo produtt ivo viene accumu-

libera dal suo involucro capitalistico. Di re che questo lavoro [ d i direzione e sorve-

glianza] è necessario come

lavoro capitalistico,

come

funzione

del capitalista, signi-

fica semplicemente che l'economista volgare è incapace d i

rappresentarsi

l a forza

produttiva sociale, svi luppata ne l grembo de l capitale, e i l carattere sociale de l

lavoro disgiunti da questa forma capitalistica, dal la forma dell'alienazione, dell'anti-

tesi e del la contraddizione dei loro momenti, separati dal loro accrescimento e dal

loro

quiproquo ».

(corsivi parzialmente aggiunti)

(17) Su questo punto s i tornerà più avanti.

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