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avviso dimostrata da Del Noce in numerosi scritti. Cfr. per esempio

Pensiero

cristiano e comunismo: « inveramento » o « risposta a sf ida », «

I l mulino »,

1958. Per quanto riguarda Napoleoni, mi sembra che gli si attagli pienamente

l'analisi dell'origine del revisionismo che Del Noce compie nel saggio

La non

filosofia d i Marx e i l comunismo come real tà pol i t ica

del 1947, ristampato

in « Riv. Trim. » n. 5-6).

Vorrei accennare a tre questioni: 1 ) i l problema del rapporto sfrutta-

mento-alienazione; 2) i l problema dell'oggetto e della definizione della scienza

economica; 3) i l problema del « capitale ».

I l tentativo di dimostrare che per Marx l'alienazione sia i l condiziona-

mento del bisogno ( e quindi che la sua eliminazione coincida con l'uscita

dal lavoro) discende dall'esigenza di mostrare che « nella storia si sono dati

finora solo due tipi di pensiero metafisico: lo gnostico e i l cristiano.., specifi-

cati da una diversa concezione del male; per lo gnosticismo i l male fa parte

della struttura stessa del reale, i l suo nesso con l'esistenza finita è neces-

sario; pe r i l pensiero biblico e cristiano, i l male è stato introdotto nel

mondo dal peccato, rottura dell'alleanza fra l'uomo e Dio » (Cfr. quanto dice

Del Noce a proposito di Tresmontant nel primo art,. cit.; tutta l'interpreta-

zione di Marx fornita da Napoleoni nasce, mi sembra, da un'indicazione d i

Del Noce contenuta in quell'articolo). Poichè l'intento di Napoleoni è quello

di proporre un'antropologia liberata sia dal platonismo sia dallo gnosticismo,

è chiaro per quale motivo egli cerchi di dimostrare la presenza, in Marx, di

una concezione del lavoro come negatività che potrebbe riaccostarlo, sotto

questo aspetto, allo gnosticismo. Di qui i l problema di chi « nasca prirria »

nel rapporto sfruttamento-alienazione.

Per quanto riguarda l a definizione d i scienza economica accolta da

Napoleoni, e i compiti ad essa assegnati, a me sembra che debba essere fatta

risalire alla sua concezione dello sviluppo umano come sviluppo illimitato

dei bisogni (cfr. la critica a Robbins, tuttavia interna alla definizione robbin-

siana, contenuta nella voce Scienza economica del

Dizionario

citato). E poichè

sia i mezzi che i fini sono l'uomo stesso che, realizzandosi 'nel lavoro, ritrova

la sua

essenza,

Napoleoni è portato ad attribuire alla teoria del valore-lavoro,

e in generale alla teoria del valore, non il mero significato di una teoria volta

a « spiegare » i l saggio del profitto e/o i prezzi, ma un significato assai più

ampio: quello della dimostrazione che le merci hanno un valore in quanto

prodotte dal mezzo ( i l lavoro, o, come si vedrà, i l lavoro ridotto a capitale,

e quindi i l capitale) attraverso cui si attinge i l Valore.

Per comprendere i l significato e l'importanza 'attribuita da Napoleoni

allo sviluppo illimitato dei bisogni e alla riduzione di tutti, proletari e « fun-

zionari del capitale », alla condizione 'servile' (al consumo produttivo), credo

possa giovare la lettura del commento di A. Kojève al paragrafo della

Feno-

menologia dello Spirito

di Hegel intitolato « Signoria e servitù » (ristampato

in « Rivista Trimestrale » n. 2), di cui riporto qui tre brevi passi: « Affinchè

ci sia Autocoscienza, occorre pertanto che il Desiderio verta su un oggetto non-

naturale, su qualcosa che ecceda la realtà data. Ora la sola cosa che ecceda

la realtà data è lo stesso Desiderio... I l Desiderio — essendo la rivelazione

di un vuoto, essendo la presenza dell'assenza di una realtà — è essenzialmente

differente dalla cosa desiderata, non è affatto una cosa, un essere reale, statico

e dato, consumantesi eternamente nella identità con se stesso. I l Desiderio

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