

Torniamo a Marx-Napoleoni: se quanto si è detto è corretto, lo Schema
capitalistico « puro » non può essere attribuito a Marx; esso deriva in realtà,
come cercherò di mostrare più avanti, da un'interpretazione neo-smithiana
del modello di Von Neumann.
Per quanto riguarda i l punto 3) ( l a presenza del consumo improduttivo
avrebbe impedito l'estensione su scala mondiale del processo di accumula-
zione) vorrei solo osservare — poichè ho una certa riluttanza ad affrontare
sulla base di schemi così vaghi problemi così vasti come lo Sviluppo Secolare
del Capitalismo nel Mondo — che il consumo improduttivo può costituire un
ostacolo all'accumulazione solo se si assumono condizioni di piena occupa-
zione del lavoro, o squilibri strutturali permanenti, che sarebbe in ogni caso
assurdo attribuire al consumo improduttivo.
Un colpo di scena nel problema dell'uovo e della gallina
Sulla base delle t r e considerazioni esposte i n precedenza, Napoleoni
conclude che la presenza « essenziale in linea di principio ed estremamente
cospicua in senso quantitativo » del consumo improduttivo, fa sì che anche
nella società capitalistico-borghese, come nella società « signorile » pre-capita-
listica, permangono figure di « consumatori puri ». Ma la loro identificazione
è resa molto più difficile dal fatto che, accanto a residui di vecchie classi
proprietarie e a capitalisti che consumano e non investono, si rinviene, fra i
consumatori « improduttivi », anche la classe operaia; anzi « la massima parte
del consumo improduttivo viene proprio dalla stessa classe operaia, nella
misura in cui i l salario superi i l valore della forza lavoro » (pag. 190). Ma
poichè non è possibile « ritenere valida la teoria del valore-lavoro, risulta
impossibile distinguere nel lavoro complessivamente prestato nell'economia
capitalistica un lavoro necessario e un pluslavoro » (pag. 160, corsivo aggiun-
to) (12) . Non esistono
perciò,
all'interno della società borghese, rapporti di
sfruttamento
diversi da quelli signorili:
« i l capitale... mentre è i l limite mas-
simo a cui può giungere l'alienazione dell'attività umana, non è peraltro una
formazione che includa al proprio interno un rapporto di sfruttamento ». Ma
se non v i è sfruttamento capitalistico, Marx-Napoleoni dovrebbe essere
costretto ad ammettere, secondo Napoleoni, ( la cui logica presenta qui qual-
che smagliatura) — che non vi è neppure alienazione, poichè i l primo era i l
«
necessario
correttivo » della seconda. E poiché comunismo = eliminazione
dell'alienazione, al 'moderato Marx-Napoleoni non viene concesso neppure di
cullarsi in un lontano sogno rivoluzionario: rimanendo « entro le posizioni
di Marx... i l capitalismo verrebbe a mostrarsi come l a soluzione definitiva
del problema economico » (« Riv. Trim. » n. 15-16, art. cit., pag. 400).
D'altra parte, poichè lo sfruttamento è i l consumo « improduttivo », esso
non svolge alcuna funzione positiva, di correzione « dialettica » dell'alienazione.
Ma qual'è stato l'errore di Marx-Napoleoni? egli ha dedotto la « positi-
vità » dello sfruttamento dal suo concetto di alienazione 'generica'. I l lavoro
è alienato, per Marx-Napoleoni, perchè: a) si pone fini « determinati e neces-
sari »; b) tal i fini, in quanto « determinati e necessari » non possono ridursi
ad essere altro che fini legati al soddisfacimento
dei soli bisogni della vita
(12) Questo problema verrà esaminato nel la seconda par te d i questo scr i t to.
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