

in modo assolutamente ridicolo, come anarcoidi sfasati e patetici che insul-
tano g l i operai perchè vanno a lavorare ecc., senza nessuna conoscenza del
« lavoro d i por t a » se non romanesca; i sindacalisti, benissimo rappresen-
tati, sono comunque, come insistono i c r i t i c i padronal i , quel l i che fanno
riassumere Lulù, perchè, udi te udi te, g l i estremisti l o piantano propr io i n
quell'occasione (capi ta semmai che dell'occasione s'approf i tt ino t roppo) .
In definitiva, a l caos furbastro del le idee corrisponde, nel le forme, un'assai
brutta sceneggiatura de l f i lm. Pe r cominciare, i l personaggio preso a pro-
tagonista: n o n siamo pe r l 'eroe posi t ivo, o pe r l a tradizionale « presa d i
coscienza » ma un po ' p i ù d i t ipi co davvero non stonava, o una maggiore
coralità dell ' insieme ( resta che l a f igura p i ù vera e positiva, ma t u t t a d i
sfondo, del f i lm è i l giovane pugliese che d i sera studia, e corrisponde al la
realtà sociologica e pol i t ica del le lot te d i questi anni, quel la dell'operaio d i
linea meridionale). Invece Pi r ro e Petri hanno preso i l caso dell'operaio che
nonchè al la presa d i coscienza pol i t ica deve ancora arrivare al la coscienza
in generale, dato i l suo quoziente intellettuale incredibilmente basso. Aggiun-
gendo i l sovraccarico d i una gigioneria estrema, che per f ino u n Charles
Laughton avrebbe t rovato eccessiva, da parte d i un Volonté ma! guidato e
mai frenato, sbavante a palpebre storte i n inf ini t i a -solo e pr imi piani. E al
Massa hanno dato i l significata d i individuo della società industriale frastor-
nato dal la realtà, da l lavoro e da i suoi mi t i , dal le proposte pol itiche, dal la
famiglia, dai tar l i interiori , dagli oggetti del consumo, dalle oppiacee evasioni.
Tut to questo è detto per « pezzi » sovrapposti, sì che quando, al la fine del la
prima parte, s 'ha l ' impressione che i l f i l m t enda t u t t o all'acutizzarsi de l
frastornamento sino al la fol l ia, c'è invece l a « presa d i coscienza » e, dopo,
blocchi che quasi si negano a vicenda, senza un piano, una struttura, una linea
precisa. L' impressione d i confusione è cer to voluta, ma l o è anche quel la
di confusione ideologica conclusiva degli autori , che permette a t u t t i i l loro
contentino?
E' insomma uno pseudo-individuo con echi t ra orteghiani e orwelliani, e
non i l proletario, ad essere al la base dell'interesse e dell'ideologia para-freu-
diana e mol to casinara degli autori, ovviamente « superatori » del marxismo.
Ma i l frastornamento e l a confusione che premono sull'operaio Massa, non
trovano ordine i n nessun ordine, neanche formale. Al l ' interno dell'ideologia
e del le scelte d i Petr i e Pi rro, Indagine su un ci ttadino a l d i sopra d i ogni
sospetto
era u n f i l m ser rato e coerente, «al l 'americana »: l a nevrosi de l
poterè, cui era conseguente e non pr ior i tar io l'attacco al la polizia, v i trovava
un ordine val ido nella commistione di giallo e grottesco. Qui, essi non hanno
fatto ricorso a nessuna solida struttura narrativa di base, e non hanno saputo
esplicitare i l rapporto t ra l a nevrosi del servo l u i malgrado e l 'attacco al la
condizione operaia.
Forse hanno voluto fare forma coll'informe? Non ci sono riusciti. E i l f i lm
resta rumoroso e inarticolato come i l suo protagonista. Non è sufficientemente
sociologico nè sufficientemente psicologico, nè commedia nè dramma, e soprat-
tutto assolutamente non politico se non a lontanissimi livelli,
La classe operaia
va in paradiso
dimostra che i l vecchio adagio revisionista si addice ancora ai
registi del revisionismo cinematografico che « per troppo volere nul la str in-
gono », se non i n fat to d i incassi I l f i lm sul la classe operaia resta ancora
da fare. Di questo ricorderemo soltanto i l suo valore di pr imo sbandatissimo
261 —