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Gramsci e Gobetti. -Conosceva le cose del mondo, era stato antifascista e emigrato.

Poi si era venduto al Fascio. I l Fascio gli avevadatoda dirigere un giornale.Avreste

dovuto sentire con quanta intelligenza e astuziapersuadeva alla radio noi soldati

che la guerra fascista era una guerra rivoluzionaria, che l'URSS era perduta e se

lomeritava, e che gli inglesi erano dei miserabili assassini. Si sperò, nel 1945, che

loavessero fucilato. Invece qualcuno gli dette da dirigere un altro giornale, per

altri vent'anni. Si vede che i l Presidente della Repubblica, durante la guerra, non

ascoltava la radio fascista. Perchèhamandato ai familiari di Ansaldo un telegramma

di sentite condoglianze.

Peròquei molti hanno torto lo stesso.

Perchènon c'è interlocutore o locutore (per quanto puro o per quanto cor-

rotto) che non possa portare una verità preziosa. Contro i l moralismo nostro,

dobbiamosempre ricordarlo.

Il moralismo non è quellacosachePasolini credechesiae di cui parlasempre.

Confondemoralismo e moralità. Moralità è tensione a unacoerenza fra valori

ecomportamento; e coscienzadel disaccordo. Diventa politica, neè il nomeprivato.

Moralismo è errore di chi negadebbano o possanoesistere valori e comportamenti

altri da quelli che la moralità ha presenti in unmomento dato; e crede la contrad-

dizione arrestarsi, anche per un attimo, nella formale unità dell'individuo.

Per i l moralista, un nemico del popolo non può dire una verità preziosa; i l

devoto a una causa giusta essereanche sciocco o cialtrone; l'amore alla poesia

fingersi indifferenza o manifestarsi altrimenti che nella lettura di coloro che gli

editori chiamanopoeti..

Tutto i l gran parlare di Pasolini contro i l moralismo viene dal dissidio

sociale e di classe, non psicologico — fra la sua moralità e i l suomoralismo. In

lui la prima è difesa della propria disponibilità e piacere, assunzione combattuta

edifficile di un certo tipo di autonomia e di un certo tipo di servitù. I l secondo,

parassita della prima, non è tanto incapacità a tollerare comportamenti diversi

quanto a supporre — come l'esistenza di un pianeta invisibile che solo i l calcolo

astronomico rivela — valori diversi e irriducibili ai propri strumenti di conoscenza.

Non si tratta di una deficienza di liberalismo. Anzi. Pasolini ha creduto e crede in

fede di avere,

Christ aux outrages,

tanto sofferto per la propria e altrui libertà da

avvedersiappena di aissomigliaresempremeno al giovane che in qualche tempo è

stato; e sempre più ad un tollerante letterato europeo di buona tradizione. La sua

moralità si risolve certo in politica, in una politica che qui non èmomento di preci-

sare o criticare; i l suomoralismo lo difende invece dalla politica degli altri, dal

rischio e dall'ipotesi di poter esseremessoamorte da un'altra verità.

Aquesto tipo di contraddizione si deve quasi sempre i l meglio e i l peggio

\ di un autore.

Quale allora la verità che sta dietro i discorsi di Pasolini sulle cose mirabili

cheignorando o odiando la poesia i giovani perderebberosenza frutto? Questa:

nessunatrasformazione di una società — e tanto più di tutta la società o di tutto

unuomo — si può daresenzache di fatto siano scelti uft ordine di qualità, dei

simboli, dei modelli. L'ultimo secolo delle società borghesi-capitalistiche ci ha

trasmessocomesim-bolosupremo l'ordine qualitativo della poesia e dell'arte. C'è

chi pensache abbia sostituito o sia destinato a sostituire al tutto quello religioso.

E' un modellocheha lottato a lungo, anche all'interno dellastessasocietàborghese,

per i l primato: Aveva dovuto far passare ai secondi posti la santità, la sapienza;

vestirne le spoglie. Non fosse un così precisonemico del popolo, questodovrebbe

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