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mazione

del sovraprodotto i n capitale. Se i l medesimo sovraprodotto conser-

vasse l a forma i n cu i esso esiste immediatamente, una gran par te d i esso

dovrebbe essere scambiata con gl i operai come capitale variabile. Ciò avrebbe

come conseguenza un r ialzo de l salario e una diminuzione de l plusvalore

assoluto e relativo. Ecco i l vero e propr io segreto del la necessità, sostenuta

da Malthus del consumo crescente da parte dei « ricchi »... Solo che egli non

fa consumare i capitalisti stessi, ma (destina) a queste funzioni i landlords,

i sinecurist i ecc. perchè g l i impul s i all'accumulazione e a l dispendio, se

uni t i nel la medesima persona s i danneggerebbero reciprocamente. Qu i s i

vede anche ciò che vi è di falso nelle teorie di Barton, Ricardo ecc. I l salario

non è determinato dalla parte della massa del prodotto totale che può essere

consumata come capitale

variabile

o essere trasformata in capitale variabile,

ma dal la parte del la massa che v i è realmente trasformata. Una parte può

anche essere consumata, al suo stato naturale, dai lacchè e dai parassiti dei

capitalisti, un'al t ra da l commercio estero, ecc., come prodot to d i lusso »

(St. dot tr. econ. I I I ,

pp. 260-261; si veda anche pag. 266).

Questo passo (ma se ne potrebbero ci tare innumerevol i al t r i , c f r, pe r

esempio,

St. dot t r. econ.

I , pag. 292-293) mostra, mi sembra, che Marx non

rappresenta affatto la realtà capitalistica come composta da due sole classi,

ma che per comprendere quella realtà è necessario part ire da quella che egli

altrove chiama la « distribuzione antagonistica » del reddito, dal rapporto f ra

lavoratore salariato e « capitale ». Solo partendo di qui è possibile « spiegare »

l'origine del consumo improduttivo, che non è quindi

soltanto,

formalistica-

mente, una condizione necessaria per la realizzazione, per impedire le crisi ,

ma u n elemento d i stabilizzazione economica e pol i t ica d i una s t rut tura

sociale che vede a i po l i oppost i l a « gerarchia » e « l'anarchia », i l lavoro

salariato e l'« autorità » di chi impersonifica « le condizioni di lavoro rispetto

al lavoro ».

A proposito del la tesi d i Ricardo secondo cui l ' introduzione del le mac-

chine provoca due tendenze opposte: una diminuzione dell'occupazione e un

aumento della produttività, che porta a sua volta attraverso un aumento del

« reddito net to » ad un aumento dell'occupazione stessa, Mar x scrive: « La

prima tendenza getta gli operai sul lastrico e crea un'eccedenza di popolazione.

L'altra l i riassorbe ed estende assolutamente l a schiavitù salariata, così che

l'operaio oscilla continuamente nel cerchio del suo destino ma non ne esce

mai. Quindi l'operaio considera, e con ragione, lo sviluppo delle forze produt-

tive del suo propr io lavoro come a l u i ostile; d'al t ra parte i l capitalista l o

tratta come u n elemento d a allontanare costantemente da l l a produzione.

Queste sono le .contraddizioni i n cu i Ricardo s i dibatte i n questo capitolo.

Ciò che egli dimentica di mettere in evidenza è i l costante accrescimento delle

classi medie che si trovano nel mezzo,

f ra gl i operai da una parte e i proprie-

tari fondiar i dal l 'al tra, i n gran par te mantenute direttamente da l reddi to,

e che gravano come un peso sul la sottostante base lavoratrice e

accrescono

la sicurezza e l a potenza sociale de i diecimi la soprastanti » (Stor ie dot t r.

econ.

I I ,

pp. 633-34; c f r. anche

ibidem,

I I I ,

pag. 64).

Tenendo conto d i quanto si è detto, si comprende perchè Marx giudichi

«comica » l a disputa f r a r icardiani e mal thusiani che s i svolse dopo l e

guerre napoleoniche: i pr imi , rappresentanti degl i interessi del la borghesia

industriale, bol lano con parole d i fuoco i consumatori « improdut t ivi» ( e i

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