

trasto con le tendenze oggettive. Tuttavia ora la parola è agli addetti ai lavori; via
i dilettanti e i commedianti, che possono crogiolarsi, se vogliono, nella rivolta
sessualee underground. Al « feticcio rivoluzione » si sostituisce la rivoluzione come
vera divinità monopolizzata dai teologi. Dorst è stato i l primo, con i l candore di
chi si apre per la prima volta alla politica, a incarnare questo indirizzo, ed è strano
che, per quanto ci risulta, nessunose ne sia allora accorto (11).
Se i l prodotto migliore del teatro politico tedesco degli ultimi anni resta
sempre i l
Marat-Sade
di Peter Weiss, è proprio petchèWeiss in quel dramma non
scodellava soluzioni ma mostrava la validità relativa di due principi antitetici di
cui non si poteva elidere un termine e che bisognava quindi in qualche modo
conciliare o, meglio, superarecontemporaneamente. Nè l'antenato di Toller nè quello
di Leviné avevano l'ultima parola. Dorst è invece tutto per Leviné e contro Toner.
Ma il suo dramma, che cela la sua tesi sotto la cronaca realistica, è in realtà politi-
camenteassai più sprovveduto e pericoloso di quello di Weiss, poichè la venera-
zione per gli addetti ai lavori è tipica degli apatici, cui la politica non può appa-
rire se non come una specializzazione intoccabile, un po' come la scienza e la
tecnica per quei filosofi italiani di formazione umanistica e idealistica, i quali, non
sapendone nulla, ma ritenendole bellissime per definizione, montano su tutte le
furie quando qualcuno osa criticarle. Dorst non ha niente contro i commedianti
finchè si limitano a essere tali, dopo tutto appartiene anch'egli alla categoria. Ma
guai se penetrano nel sacro recinto della rivoluzione. Così, attraverso Filemone,
egli è approdato a rinnegare proprio la verità espressa dal protagonista del dramma
gesuita ed è ricaduto in quel culto della specializzazione che era stato spessoconsi-
derato, in particolare, come una delle principali cause della passività politica del
popolo tedesco. Poco male finchè si tratta di un fenomeno letterario e teatrale,
finchè la denuncia del commediante resta fra commedianti, ma malissimo se la
tesi di questo dramma dovesse diffondersi tra coloro che si occupano di politica
. rivoluzionaria con l'onesto intento di attuarla e non soltanto per dimostrare che
in Germaniaessa può essere solo un sogno impossibile o una farsa reale. Per loro
la lezione del vecchio Bidermann — con qualche non trascurabile modifica è
tutto sommato più consigliabile di quella di Dorst, dove si vede che non sempre le
attualizzazioni meritano questo nome.
CesareCases
(11) Se ne è accorto però da noi, dopo la rappresentazione fiorentina, Enrico Tiburzio i n
un'acuta nota in « Belfagor » (1970, n. 3).
Leonardo Ceppa
PER LA CRITICA DELL'UNIVERSITA'
Nel clima di ripensamento teorico che caratterizza l'attuale congiuntura poli-
tica della sinistra extraparlamentare, giunge opportuna la traduzione di questi testi
(Per la critica dell'università,
a cura di Carlo Donolo, Eínaudi, Torino 1971,
pp. 338, lire 1.800), più o meno direttamente legati alla storia del movimento
studentesco tedesco. Essi sono tratti da tre volumi collettivi:
Wider die Unterta-
nenfabrik
(Ki i ln 1967),
Universitiit und Widerstand
(Frankfurt/Main 1968) e
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